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Berlinguer, arriva il film? La sinistra vuole che il centrodestra si unisca alle celebrazioni

Tommaso Montesano
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L’“operazione beatificazione” è partita con largo anticipo: oltre due mesi prima. Tanto manca all’apertura della 19esima edizione della Festa del Cinema di Roma quella voluta da Walter Veltroni, per intenderci, e di cui il Comune di Roma è uno dei soci fondatori- in cui la pellicola d’apertura sarà La grande ambizione, il lungometraggio di Andrea Segre dedicato alla vita pubblica e privata di Enrico Berlinguer, il segretario del Partito comunista di cui lo scorso 11 giugno è stato celebrato il 40esimo anniversario della morte.

È bastata l’indiscrezione, lanciata dal quotidiano Il Messaggero, sulla possibile partecipazione della premier Giorgia Meloni alla giornata inaugurale della Festa - che come da tradizione si svolgerà all’auditorium Parco della Musica, quest’anno dal 16 al 27 ottobre - per far scattare, appunto, quella che Il Secolo d’Italia ha definito «l’operazione Berlinguer». Ovvero il tentativo di spingere all’omaggio del segretario comunista, oltre ai militanti e ai simpatizzanti di sinistra, anche i leader del centrodestra. A partire dal capo del governo. Quasi che la visione del film, e il sottinteso riconoscimento delle ragioni politiche del suo protagonista, fosse l’ennesima prova richiesta agli storici avversari sulla strada della (loro) legittimazione. Del resto a chi non piace Berlinguer?

 

 

 

IL SEGRETARIO POP

Berlinguer è «pop», scrive l’Huffington Post, «tutti i leader hanno il suo poster in camera». Ieri il Corriere della sera ha ripercorso la storia della presunta fascinazione della «destra post-missina» per il «capo dei comunisti italiani». Prima i colloqui segreti, negli anni di piombo, tra lo stesso Berlinguer e Giorgio Almirante, segretario del Msi, poi la partecipazione del leader del Movimento sociale ai funerali di Berlinguer. Infine, la visita di Giorgia Meloni, era il mese di febbraio, alla mostra dedicata al segretario del Pci nei locali dell’ex Mattatoio, nel quartiere romano di Testaccio. Adesso tocca al film, laddove Berlinguer è interpretato da Elio Germano, un attore che alle Politiche del 2022 ha invitato a votare per Potere al Popolo e Unione Popolare.

«Dalla mostra al film, perché la destra (Meloni compresa) apprezza Berlinguer», è il titolo del pezzo del Corriere. «Questione morale», orgoglio della «diversità», denuncia della «degenerazione» di partiti e costumi. Ecco cosa attrae del segretario del Pci a destra. Una lettura un po’ troppo superficiale che non piace a Maurizio Gasparri, ora capogruppo di Forza Italia al Senato, ma ai tempi di Berlinguer giovane militante del Fronte della Gioventù, l’organizzazione giovanile del Msi, che quel Pci contrastava. Premessa: lui il film lo vedrà, anche volentieri, ma sul resto... «Spero proprio che sia un film obiettivo e che sfugga alla tentazione di una celebrazione agiografica e retorica».

Altro che «fascinazione»: «Sarà bene che si ricordi che quando Berlinguer era a capo del Partito comunista, per anni e anni, il partito, ma soprattutto il suo organo di stampa, l’Unità, affermavano che le Brigate Rosse erano “rosse” di nome, ma “nere” di fatto e di parlava di “sedicenti Brigate Rosse”». Poi c’erano i «finanziamenti illeciti da tre fonti»: Pcus (ovvero l’Unione sovietica), Coop rosse e quelli derivanti dalla «divisione delle tangenti», soprattutto a livello locale (Milano, Napoli...). E qui Gasparri ricorre al sarcasmo: «Siamo certi che, al di là dell’onestà personale e individuale di Berlinguer, questa storia di corruzione che coinvolse il partito comunista sarà ricordata in questo film. Non aver rubato per sé, lo riconosciamo, ma aver alimentato una pratica illegale per il partito non consente una santificazione immeritata».

 

 

 

«LA STORIA DI ENRICO»

A leggere la sinossi diffusa dalla Fondazione cinema per Roma- organizzatore della rassegna cinematograficail senatore azzurro è destinato a rimanere deluso. Il film, infatti, racconta della sfida «impossibile» di Berlinguer. Un segretario e «oltre un milione e 700mila iscritti e più di 12 milioni di elettori» uniti «dalla grande ambizione di realizzare il socialismo nella democrazia». Ancora: «Sfidando i dogmi della Guerra fredda e di un mondo diviso in due, Berlinguer e il Pci tentarono per cinque annidi andare al governo, aprendo a una stagione di dialogo con la Democrazia cristiana e arrivando a un passo dal cambiare la storia». Anche Gianfranco Rotondi - deputato di Fratelli d’Italia, ma storico esponente della Dc - vedrà il film. Nell’attesa, invita a non fare della figura del segretario un feticcio da esibizione: «Non ho conosciuto Berlinguer, ma lo ricordo con ammirazione. A pelle dubito che sarebbe orgoglioso dei tanti che oggi lo usano come un santino».

 

 

 

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