Cerca
Logo
Cerca
+

Liguria, Elly Schlein prosegue l'opera di depurazione dem dall'anima Diccì

 Elly Schlein

Francesco Damato
  • a
  • a
  • a

Sommersa dalla schiuma giudiziaria di Genova, dove è scattato quello che l’amico Piero Sansonetti sulla insospettabile Unità ha chiamato «Piemmerato», inteso come potere dei magistrati d’accusa, ma anche dei giudici, di decapitare una regione e mandarla ad elezioni anticipate, è passata praticamente inosservata un’altra tappa compiuta dal Pd sul percorso del ridimensionamento della componente di origine democristiana.

Di provenienza scudocrociata è infatti l’avvocato David Ermini, già parlamentare del Nazareno, già vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura fra il 2013 e il 2018, sotto la presidenza di Sergio Mattarella, e costretto in pochi giorni, tra interventi privati e pubblici, alle... volontarie dimissioni dalla direzione nazionale del partito, avendo preferito conservare la presidenza appena assunta della Spininvest. Che è «la holding», ha raccontato e spiegato con precisione Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano, attingendo al suo archivio insieme giornalistico e giudiziario «del gruppo di logistica portuale che fa capo ad Aldo Spinelli e al figlio Roberto, entrambi indagati e il primo tuttora agli arresti con l’accusa di aver corrotto l’allora presidente Giovanni Toti» della regione Liguria.

 

 

 

RINUNCIA VOLONTARIA?

La rinuncia dell’avvocato Ermini alla direzione nazionale del Pd è stata così poco volontaria, e convinta, che nel comunicarla al presidente Stefano Bonaccini l’interessato ha fatto le sue rimostranze. Non so, francamente, come accolte intimamente dal destinatario, al di là dell’elogio fatto della generosità e del senso di responsabilità o opportunità manifestato dall’ormai ex dirigente del partito. Presumo le abbia accolte invece con particolare sollievo il maggiore candidato - al momento del cosiddetto centrosinistra alla presidenza della Liguria, l’ex ministro della Giustizia Andrea Orlando: il primo, secondo i racconti giornalistici, ad essere intervenuto su Ermini per esprimergli tutta la sua sorpresa, a dir poco, per essersi esposto, volente o nolente, al sospetto di potere coprire o quant’altro responsabilità degli indagati della Spininvest nella vicenda già costata la presidenza della regione e circa tre mesi di detenzione domiciliare a Giovanni Toti: il supercorrotto, secondo l’accusa, con poco più di settantamila euro di finanziamento regolarmente denunciato. E per ciò stesso- ha dichiarato al Dubbio un giurista di appartenenza al Pd noto come Giovanni Pellegrino, già presidente della commissione delle immunità al Senato e della commissione d’inchiesta parlamentare sulle stragi- meritevole di essere valutato senza pregiudizi negativi, salvo il giudizio finale che uscirà dal processo.

Mentre risultano alle cronache le doglianze di Ermini con Bonaccini, non ne risultano - né scritte né verbali con la segretaria del Pd Schlein, impegnata a “scaldare la piazza e dividere il Paese” con polemiche su “Telemeloni e stragi”, compresa quella nella stazione di Bologna del 2 agosto 1980, quando l’attuale premier aveva appena tre anni. E due all’epoca del delitto Pecorelli, appena riproposto sul Corriere della Sera all’attenzione dei lettori per i suoi misteri irrisolti.

 

 

 

SCUDOCROCIATO ADDIO

Se si è risparmiato di farlo, Ermini non ha sbagliato ad evitare un approccio, chiamiamolo così, con la segretaria del Pd perché - potrei sbagliare, e in questo caso le chiederei scusa volentieri - non mi è parsa molto sensibile da quando ha assunto la guida del Nazareno alle sensibilità, presenze e quant’altro di donne e uomini provenienti dalla Dc. Di cui alcuni usciti clamorosamente dal partito proprio per questo, a cominciare dall’ex ministro Giuseppe Fioroni.

Non mi è sfuggita, per carità, l’attenzione riservata dalla Schlein a cattolici e post-democristiani, presumo, come l’ex direttore di Avvenire Marco Tarquinio, appena eletto come indipendente nelle liste del Pd al Parlamento europeo. Ma grazie- temo- soprattutto al dichiarato pacifismo che nel caso del conflitto in corso in Ucraina sarebbe possibile realizzare o soddisfare, almeno allo stato delle cose, dandola vinta alla Russia di Putin. E non scrivo altro.

 

 

 

Dai blog