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Imane Khelif e gli attacchi di Boldrini e Zan: il Pd fa a pugni con le donne

Brunella Bolloli
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Nelle Olimpiadi degli scandali c’è una nuova specialità: l’ipocrisia del politicamente corretto. Sul podio è salito il nostro Pd, quello del ditino alzato e dell’ideologia
woke, delle desinenze al femminile e della battaglia contro la destra sessista che se ne sbatte se una si vuole far chiamare sindaco o sindaca perché non è da una vocale in fondo a un sostantivo che si misura il rispetto e l’autorevolezza, casomai da atti concreti.

Invece, ecco che i nostri esponenti democratici, capeggiati dall’ex presidenta della Camera Laura Boldrini, da tempo provano a convincerci che la parità di genere si ottiene partendo dal lessico e che la discriminazione è alla base della nostra società ancora maschilista e perdutamente arretrata nel percorso di consapevolezza del valore delle donne. La loro soluzione, forse, è piazzare qua e là qualche asterisco, come hanno fatto tra lo sconcerto generale (perfino degli stessi compagni) con l’ultima festa dell’Unità di Roma, storpiata in festa dell’Unit* in ragione di un’ossessione per l’inclusività che distrugge pure la grammatica. Ma fosse solo una questione di lessico o di fan della schwa, ci sarebbe quasi da sorridere.

 

 

 

Il fatto grave è che adesso c’è da combattere e non soltanto in senso figurato, ma sul ring. Da una parte la nostra atleta Angela Carini, 25 anni da Napoli, dall’altra Imane Khelif proveniente dall’Algeria, stessa età dell’azzurra, molto dissimile, però, nel corpo e nella potenza. L’incontro impari alle Olimpiadi parigine è previsto per oggi, nonostante le tante polemiche delle ultime ore perché Angela è di sicuro una ragazza, mentre Imane è intersex: nata donna ma con alto livello di testosterone e cromosomi XY, cioè maschili, e nonostante questo ammessa a gareggiare tra le “femmine”.

 

 

 

In breve: Khelif non è trans, ma intersex, differenza fondamentale non solo per la galassia Lgbtqia+ (lesbiche, gay, bisessuali, transgender, queer, intersessuali, asessuali con il + che indica gli orientamenti sessuali non eterosessuali e non binari che non rientrano nelle lettere dell’acronimo), ma ormai un po’ per tutti. Non è una questione di attributi, bensì di ormoni e fattori genetici che, inevitabilmente, determinano uno squilibrio tra una fanciulla con basso testosterone e un’altra soggetta a variazioni delle caratteristiche del sesso. Un film argentino del 2007, “XXY - Uomini, donne o tutti e due?” - vincitore del premio della critica a Cannes, spiega bene la storia dell’adolescente Alex, intersessuale sottoposta a cure ormonali per evitare la virilizzazione del suo corpo.

Uomini, donne o tutte o due recita il titolo del film, ma la domanda se la sono fatti in tanti in questi giorni nel vedere la differenza di massa muscolare tra Angela e Imane, squalificata agli ultimi mondiali di box per avere fallito l’idoneità di genere. Se l’è chiesto il nostro ministro dello Sport Andrea Abodi, il presidente del Senato Ignazio La Russa, la titolare delle Pari Opportunità Eugenia Roccella e il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli. Il leader della Lega Matteo Salvini ha dichiarato che si tratta di un combattimento «poco olimpico. Non giocano a scacchi». Mentre il deputato e consigliere del Coni, Marco Perissa, pur condividendo il valore dell’inclusività, si è detto «preoccupato» per le possibili conseguenze dei colpi di Khelif sulla Carini. Perfino la capogruppo di Avs a Montecitorio, Luana Zanella, ha ammesso che «bisogna adeguare le regole sportive alle nuove realtà perché non può essere solo il peso corporeo a definire la categoria sessuale di appartenenza». Insomma, il tema va affrontato. Giusto che il centrodestra ne abbia parlato.

Laura Boldrini e Alessandro Zan, invece, sono insorti. Il duo specializzato nei cortei pro -gender ha squadernato tutto il campionario delle accuse della sinistra al governo nemico dei diritti. «Il modo in cui la destra italiana usai giochi olimpici per alimentare l’odio transfobico tramite fake news è riprovevole», ha tuonato l’eurodeputato dem. «Siamo di fronte al solito caso di uomini che chiedono di fermare una competizione femminile: patriarcato allo stato puro». Boldrini si è accodata: «La destra è accecata dall’odio verso le persone Lgbtqia+ e non vede l’ora di potere sparare a zero contro di loro», ha detto. E pure l’ex senatrice Monica Cirinnà si è unita ai due per sostenere che l’algerina è «un’atleta intersex socializzata donna alla nascita» quindi può gareggiare. Peccato, però, che nessun dem abbia pensato all’azzurra. Così attento a osannare il genere femminile, a fare marce contro gli uomini, a mettere le a al posto delle o, il Pd poi si stupisce se il centrodestra si preoccupa per un’atleta italiana che rischia di prendere pugni sul ring da chi parte già molto più forte.

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