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Beppe Grillo, la lettera con cui apre la faida M5s: vuole far fuori Conte?

Daniele Dell'Orco
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Sul sito online del Movimento 5 Stelle è comparso ieri uno scambio epistolare surreale. Beppe Grillo, l’Elevato, il Garante, il padre putativo, il semidio che per anni ha prestato il suo nome ad una intera comunità di abbocconi anti-establishmenti, i grillini appunto, scambia cordialmente più di qualche veduta con Giuseppe Conte, l’Avvocato, il capo politico, l’uomo che quel rimando al comico genovese ha fatto del tutto per sbianchettarla. I due, che in barba all’intento iniziale del M5S di fare il “non-partito” e di non darsi delle cariche hanno ormai più titoli che voti, parlano del futuro del Movimento e della struttura di cui si dovrà dotare per i processi decisionali. Il risultato è un goffo tentativo di mascherare il fatto che, dopo essersi insultati in pubblico e in privato varie volte, i due debbano ormai ricorrere alle lettere perché si parlano a stento.

Il primo indizio che qualcosa non quadri è la scelta del dominio: quello ufficiale del Movimento (quindi Conte) anziché il blog del comico, per anni megafono sia ideologico che pratico per i grillini (quando erano decine di milioni e generavano quindi decine di milioni di euro in visualizzazioni). Il secondo, che sta invece a suggerire che ci si trovi di fronte a un gruppo di inadeguati, è la veste grafica. Il titolo del post, “Il M5S avvia il processo costituente”, appare in bianco su campo blu e giallo che è fondamentalmente una gigantesca bandiera dell’Ucraina. Non se ne saranno neanche accorti, visto che fosse per loro l’Ucraina non dovrebbe più nemmeno esistere.

 

Il terzo, e dunque siamo già di fronte ad una prova, sono le date. La lettera di Grillo, quella in cui lamenta di non essere stato informato per tempo della volontà di indire un’assemblea costituente, non è datata: «Non ne abbiamo mai parlatoscrive Grillo- ma come sai, in quanto Garante, sono il custode dei valori del Movimento e dovremmo quantomeno discuterne prima nel corso degli incontri che ti avevo chiesto di fare, anche perché ogni decisione non potrà non essere presa nel rispetto dei valori del Movimento». Nella risposta di Conte, datata ieri, si legge che l’ex premier avrebbe anticipato la volontà costituente nel corso di un non meglio precisato «ultimo incontro». Insomma, qualcuno dimentica qualcosa o qualcun altro se la inventa?

 

Forma a parte, comunque, è dalla sostanza che si evince una diversità di vedute che rasenta l’incompatibilità. Conte intende deporre Grillo una volta per tutte. E di fatto gli dà del despota: «Non saremmo coerenti se, al nostro interno, non lasciassimo che l’Assemblea degli iscritti, che è l’organo sovrano della nostra associazione, decida liberamente progetti e nuovi obiettivi strategici. Lasciamo che la nostra Comunità si interroghi sul proprio futuro». E poi ancora: «Devo informarti che non posso accogliere la tua proposta di discutere “preventivamente” i temi da sottoporre all’Assemblea Costituente. È una richiesta diametralmente opposta al progetto che stiamo avviando e allo spirito che mi ha spinto a indire l’Assemblea».

Conte, insomma, fa lesa maestà e tira dritto a settembre, quando, in questa famosa sede congressuale, ci sarà una resa dei conti tra la corrente ortodossa e quella riformista. La prima, capitanata dai fedelissimo di Grillo (Virginia Raggi, Danilo Toninelli, Roberto Fico, con quest’ultimo che avrebbe anche la stazza politica per fare gruppo a sé) è già stata in parte battuta dalla seconda (composta dai contiani Michele Gubitosa, Mario Turco, Alessandra Todde) per quanto riguarda il posizionamento del M5S in Europa. La vecchia guardia, infatti, dopo le recenti disfatte elettorali (comprese le stesse europee) auspicava un ritorno all’ideologia delle origini, quella del tanto meglio tanto peggio che vedeva i grillini contrapposti sia alla destra che alla sinistra. Per tutta risposta, il Movimento, rimasto per 5 anni fuori da tutti i raggruppamenti europei, è stato traghettato da Conte in stage da The Left, una sinistra talmente sinistra da far impallidire il Pd. Tra le altre correnti, a parte il cane sciolto Alessandro Di Battista, c’è quella del contismo moderato degli Stefano Patuanelli e delle Paola Taverna.

A settembre tra tutti loro voleranno sedie per discutere sulla possibile deroga alla regola del doppio mandato, sul peso specifico del Garante e sul posizionamento politico del Movimento. Ma sarà rovente anche la fine dell’estate. Non è escluso che a Grillo, messo all’angolo, non venga voglia di rispondere a Conte, che tiene il pallino in mano, a modo suo. Non certo con le letterine soft.

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