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Leghista presto al collo dal consigliere? Il Pd rifiuta le scuse e nega l'evidenza

Alessandro Gonzato
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Contrordine compagni: altro che Pd violento! Il livido sul collo, il consigliere comunale leghista di Massa, se lo sarebbe fatto da solo. Il Pd ha cambiato idea. Martedì la sezione toscana del partito esprimeva «profondo dissenso e condanna per quanto accaduto. La nostra comunità democratica», proseguiva la nota, «respinge da sempre ogni forma di violenza, sia essa fisica o verbale, motivo per cui non possiamo accettare il comportamento del nostro consigliere comunale Stefano Alberti». Il quale, ricordiamo, è stato accusato dal collega leghista, Filippo Frugoli, di averlo preso per il collo al termine della seduta del Consiglio.

Frugoli ha mostrato sui social un segnaccio viola. E però ieri il Pd, durante la seduta del Consiglio regionale della Toscana, si è rifiutato di sottoscrivere la mozione presentata dalla Lega in cui veniva chiesto al governatore dem Eugenio Giani e alla sua giunta di «condannare fermamente l’aggressione, esprimere solidarietà e vicinanza», e inoltre di «promuovere iniziative volte a sensibilizzare sull’importanza e il rispetto reciproco, e del confronto civile nelle sedi istituzionali al fine di prevenire il ripetersi di simili episodi».

 

 

 

ABBIAMO SCHERZATO

È mutato anche l’atteggiamento del presunto aggressore, Alberti, il quale scoppiato il caso mediatico aveva dichiarato che gli dispiaceva «per l’accaduto»: «Sono disposto a incontrarmi con Frugoli per dirglielo di persona e chiudere l’incidente». Aveva poi aggiunto: «Però sono stato offeso in Consiglio comunale, e non è vero che gli ho messo le mani al collo, l’ho afferrato per la maglia senza toccarlo». Oggi invece, ci hanno informato fonti di centrodestra, potrebbe uscire sui giornali locali, «e forse non solo», un ravvedimento operoso del consigliere del Pd il quale capovolgerebbe la realtà.

Questa la sintesi (in attesa del testo): il dem si sentirebbe offeso per le ricostruzioni fasulle, sarebbe stato Frugoli ad essersi fatto sotto con atteggiamenti provocatori e offensivi; anche Alberti avrebbe riportato conseguenze, sosterrebbe, e da parte sua non ci sarebbe stata alcuna aggressione fisica.

 

 

 

E il leghista che si sarebbe preso per il collo da solo cosa dice? «Sono incazzato», sbotta a Libero. «Questo consigliere sembra che voglia ribaltare la frittata: prima chiede scusa, poi pare che mi sia fatto male da solo. Probabilmente qualcuno gli ha consigliato di modificare la versione», aggiunge il leghista, che a Massa è capogruppo. «Con lui», spiega Frugoli, «ho avuto spesso diverbi verbali in aula, ma fuori ci siamo sempre salutati cordialmente. È inutile che adesso faccia retromarcia, perché gran parte di quello che è successo lo si vede nel video del Consiglio».

Però manca la parte incriminata. «Sì, perché la telecamera della seduta si spegne quando termina l’assemblea, e lui mi ha preso per il collo cinque minuti dopo. In aula però c’era la polizia municipale, c’erano altri consiglieri: penso che tutti abbiano visto. Ho già pronta la denuncia contro Alberti», annuncia Frugoli, «probabilmente l’avrei presentata anche se il fatto fosse accaduto in strada. In una sede istituzionale è inaccettabile. Chiediamo anche le dimissioni».

 

 

 

RABBIA E SILENZI

Mozione “anti-aggressioni” respinta, dicevamo. E la capogruppo leghista in Regione, Elena Meini, ha tuonato: «Siamo doppiamente indignati. In primis per la grave aggressione, e poi per il fatto che i consiglieri regionali del Pd non abbiano voluto votare il documento. Quelli che si definiscono democratici», ha continuato, «hanno preferito svicolare codardamente, evitando di esprimersi su un tema così delicato. Tra l’altro», è andata avanti Meini, «il capogruppo dem Ceccarelli, riportando le parole del consigliere massese Bugliani, ha affermato che non c’è stata alcuna aggressione. È vergognoso l’atteggiamento della sinistra che di fronte a un palese atto di violenza fisica, mistifica, a suo piacimento, la realtà». C’è chi accusa, chi si difende, chi ritratta.

L’unica che non parla è la capodem Elly Schlein, e con lei i vertici nazionali del partito. Sicuramente avrebbero taciuto anche se la violenza, vera o presunta, fosse stata subita da un politico o da qualsiasi altra persona di sinistra. Non abbiamo dubbi.

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