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Consigliere della Lega preso per il collo? Chi nel Pd si schiera con l'aggressore

Pietro Senaldi
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Se si fa politica, si è fumantini e non si vuole che qualcuno ci chieda conto delle nostre intemperanze, meglio iscriversi al Pd. È una polizza d’assicurazione perfetta per far casino senza essere obbligati a pagarne le conseguenze. Quanto accaduto al consiglio comunale di Massa non è una cronaca di provincia, un episodio alla Don Camillo e Peppone, ma la regola del (corto)circuito massmediatico nel quale si muove il confronto politico in Italia.

Un giovane consigliere leghista, Filippo Frugoli, si spertica in aula nell’elogio della giunta di centrodestra sul tema dei rifiuti. Lo interrompe il consumato collega dem Stefano Alberti, che ha più del doppio dei suoi anni, decano del Consiglio e da qualcuno ritenuto un simpatico, intemperante, attaccabrighe, canzonandolo: «Sei come il protagonista di Truman Show, non sai com’è il mondo vero». Insomma, in soldoni gli dà dello scemo del villaggio, o almeno così si è sentito Frugoli. «Se io devo guardare Truman Show» è la replica, «a te suggerisco di vedere Scemo e più scemo». È un attimo e scoppia il caos, ad Alberti sale il sangue alla testa.

 

 

 

Non ci vede più, anzi ci vede doppio: «Vieni fuori, ti aspetto, ridi ora che dopo non potrai più farlo perché ti spacco tutti i tuoi 56(!) denti». I vecchi comunisti, oltre che di maniere forti, sono anche uomini di parola. Detto, fatto, quando finisce la seduta, Alberti si acquatta e, al passaggio di Frugoli, gli salta al collo a tradimento, graffiandolo come fesse un gatto mannaro. Ci vuole un servizio d’ordine allestito lì per lì dagli altri consiglieri dem per staccare l’aggressore dalla sua preda e sedarne i ripetuti tentativi di rinnovare l’assalto. «Io non ho reagito» spiega la vittima, «un po’ perché sono stato colto di sorpresa, molto perché conosco il doppiopesismo con cui vengono letti certi episodi e so che sarebbe bastato un nulla per farmi passare dalla parte del torto e dipingermi come un picchiatore squadrista».

«Un comportamento selvaggio», parte alla carica Matteo Salvini, mentre l’europarlamentare toscana della Lega, Susanna Ceccardi, chiede al Pd di «prendere provvedimenti»; almeno a quello locale. Riceverà solo un comunicato dei dem toscani che giudicano «inaccettabile» il comportamento di Alberti e si dichiarano «da sempre contro la violenza». Ma il Pd nazionale fa orecchie da mercante. Il compagno che sbaglia non si stigmatizza, si ignora aspettando che passi la buriana, questa è la linea di Elly Schlein: ingigantire le pagliuzze nell’occhio altrui e dribblare a trave nel proprio.

Valga per tutti il caso dell’aggressione, esecrabile, da parte di CasaPound, a un cronista della Stampa. La sinistra è partita subito all’attacco chiedendo al governo di condannare l’episodio, malgrado l’esecutivo non c’entrasse nulla con i picchiatori del movimento post-fascista. Meloni e soci lo hanno fatto, come fosse la cosa più naturale del mondo. Al Pd questo però non riesce neppure quando è in prima persona sul banco degli imputati. I dem sono incapaci di riconoscere e condannare la violenza al loro interno e tacciono su Massa, parandosi dietro un comunicatao locale.

Anche la stampa nazionale, quella che si è indignata per giorni per il parapiglia alla Camera tra il grillino Donno e il leghista Iezzi, glissa sull’accaduto. D’altronde, la regola dell’informazione in Italia è nota: per la maggior parte dei giornalisti fa notizia la destra che picchia la sinistra ma non viceversa, come se il primo caso fosse un’eccezione e il secondo una costante, allo stesso modo dell’uomo che morde il cane, che merita enfasi, e del suo contrario, che invece non stupisce.

Solo Alberti tenta una timida retromarcia, con delle scuse a metà: «Mi spiace per l’accaduto e sono disposto a incontrarmi con Frugoli per dirglielo di persona e chiudere l’incidente» assicura il reprobo, che non risponde al telefono per chiarire l’episodio. «Però» continua, «sono stato offeso in consiglio comunale e non è la prima volta, e poi non è vero che gli ho messo le mani al collo, l’ho solo afferrato per la maglia senza toccarlo; d’altronde sono sempre stato per il confronto dialettico, anche duro, ma senza mai venire meno al rispetto personale».

 

 

 

Le unghiate sulla pelle del giovane leghista raccontano un’altra verità, ma il Pd quasi non le vede. Il partito nazionale tace, quello cittadino è in fuga o delira. Tra i dem di Massa c’è chi chiede al sindaco di centrodestra, Francesco Persiani, di «ristabilire una pace democratica all’interno delle istituzioni» e chi lo invita «a un’imparzialità che non è il suo forte». C’è perfino chi bacchetta Frugoli, chiedendogli di «elevare lo sguardo rispetto alla minutezza delle questioni che lo riguardano», come il suo collo malmesso. Il più sconcertante è chi esprime solidarietà all’aggressore anziché all’aggredito, spiegando che il povero Alberti «si è trovato nell’incapacità di gestire una situazione claustrofobica e limitativa di ogni dibattito». Siamo alla manipolazione, al ribaltamento della realtà.

«Con Alberti», racconta il consigliere leghista intimidito a parole e nei fatti, «abbiamo sempre avuto un rapporto vibrante in aula ma civile fuori. Capitava anche di prendere un caffè insieme, se ci si incontrava. Certo ora, visto che nessuno dal Pd mi ha chiamato almeno per sapere come stavo, forse la Lega scriverà al prefetto per segnalare l’episodio».

Anche perché non è il primo segnale di squilibrio del consigliere dem. In città tutti si ricordano bene di quando venne eretta la statua a Ubaldo Bellugi, poeta ma anche sindaco ai tempi del fascismo, e l’azzimato Alberti la prese per una sputacchiera, vantandosi di essere un partigiano doc.

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