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Schlein, Gentiloni, Pd: tutti sul carro di Kamala Harris. Che imbarazzo a sinistra...

Daniele Dell'Orco
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Per salutare il passo di lato di Joe Biden la sinistra italiana ha avuto uno spasmo, ancora più accentuato di quelli tipici della senilità di “Sleepy Joe”. Si sono affrettati a rivalutarlo come geniale statista per via del suo altruismo e della sua umiltà. Ma elevando la scelta che il 46° Presidente americano è stato costretto a fare, stanno cercando goffamente di togliersi da un imbarazzo strabiliante: quello di aver negato, fino alla fine, cioè al disastro tv di Atlanta, che l’81enne di Scranton, Pennsylvania, non fosse più, e da tempo, in grado di guidare lo Stato più potente del mondo.

I progressisti d’Italia però sono caduti fatalmente da un imbarazzo all’altro: celebrando il ritiro di Biden nella corsa alla Casa Bianca, hanno di fatto dovuto prendere il pacchetto completo della “genialità” del nonno Joe, compresa l’investitura di chi gli dovrà succedere: Kamala Harris. Il bello è che, i primi consapevoli di non aver nulla da festeggiare sono gli unici progressisti che contano davvero, cioè quelli americani. Sulla promozione del vicepresidente è severo il Washington Post, cauto il New York Times. durissimo l’Economist: «Manca di carisma e tempo».

 

 

 

Che brilli di supporto dall’Italia non interessa a nessuno, chissà come mai. Per carità, con Donald Trump che viaggia a levitazione magnetica verso la Casa Bianca intellettuali, opinionisti e politici nostrani abituati ad appendere festoni in casa anche per la vittoria elettorale del partito socialdemocratico di Andorra hanno un disperato bisogno di endorfine. E quindi si appigliano a qualsiasi cosa pur di provare a sognare ancora. Ma la reazione del Partito Democratico alla scelta di Biden è comunque comica. Il capogruppo al Senato, Francesco Boccia, il responsabile degli Esteri, Giuseppe Provenzano, l’europarlamentale Giorgio Gori, elogiando Biden per il coraggio prima citano chissà perché la vicenda di Capitol Hill poi sostengono che con Kamala in corsa la partita sia «riaperta». Si unisce al grido Elly Schlein: «Sosterremo i democratici con convinzione nella sfida contro Trump», dice, con la speranza che Kamala possa ribaltare i pronostici.

Il capolavoro assoluto è quello dell’ex premier ed ex commissario europeo Paolo Gentiloni, che definisce quella di Biden «una decisione da statista» e su Instagram pubblica la foto di una statuina di Harris che tiene tipo santino sulla sua scrivania. Da Alleanza Verdi-Sinistra Angelo Bonelli già esulta perché, se vincesse Trump, «sarebbe una sciagura per il pianeta intero». Quindi ora che c’è Kamala siamo salvi. Così pure il leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte, che definisce il passo indietro di Biden «atto di responsabilità verso il suo Paese, i suoi concittadini e anche il suo partito». Che si ritrova però caduto dalla padella alla brace. La deputata di Iv Isabella De Monte rende infine onore a Biden proprio «per aver indicato come candidata la vicepresidente Harris. Allontanerà Trump».

 

 

 

Ma le fila più grosse tra le “truppe kamalate” sono senza dubbio quelle occupate da editorialisti e penne di sinistra che dovranno pagare fior di quattrini qualcuna di quelle agenzie di comunicazione che cancellano il proprio passato scabroso dal web. Ecco qualche esempio: 1) Il Foglio due anni fa scriveva la “storia della vicepresidente che non piace a nessuno”. Ieri ha pubblicato il dossier dal titolo “perché Kamala può vincere”; 2) Repubblica lo scorso anno scriveva che non avesse dato “una grande impressione”. Ieri ha puntato sul suo rapporto con le big-tech (quelle buone, perché Tesla di Elon Musk, trumpiana, è una “minaccia alla democrazia”) “che potrà portarla alla Casa Bianca”; 3) il Corsera nel 2021 mostrava gli spietati sondaggi che la condannavano a un anno dall’elezione a causa di “illusioni, mutamenti e vendette”. Ora secondo loro deve prendere “le due lezioni difficili di Hillary Clinton e Barack Obama” per provare a spuntarla. Ma la lista è destinata ad allungarsi. La trasformazione da Genoveffa a Cenerentola è appena iniziata.

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