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Biden, Obama, i Clinton: breve storia delle bugie rosse sugli Stati Uniti

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 Si potrebbe andare ancora più indietro nel tempo, ma, fissando arbitrariamente una data simbolica di partenza, potremmo dire che molto inizia giovedì 6 novembre 1980, con la prima pagina dell’Unità, organo del Pci, che annuncia con tono funereo l’elezione di Ronald Reagan a presidente degli Stati Uniti. Titolo: «Inquietudine nel mondo per la vittoria di Reagan». Occhiello: «Un’America delusa e in crisi esprime un voto essenzialmente negativo». Sommario: «Si fa pressante la necessità di nuove iniziative di pace». Ah sì? E chi con chi intendevano farle i comunisti italiani queste brillanti iniziative di pace? Elementare, Watson: abbracciati a Breznev, e finanziati da Mosca.

Ecco, per stare solo agli ultimi 44 anni, è sempre andata così. Ogni volta che vinceva (o poteva vincere) un repubblicano, i nostri compagni hanno descritto le elezioni americane come un incubo, una fonte di ansia per il mondo, un motivo di angoscia per la parte buona dell’umanità (cioè loro stessi). Al contrario, ogni volta che a vincere (o a essere in vantaggio) era un democratico, allora la musica cambiava: «Siamo tutti americani», «yes we can», la poetica del «nuovo inizio», e via veltroneggiando o riotteggiando a piacere (...)

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