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Elly Schlein e Romano Prodi, il centrodestra non sottovaluti il "MortadElly"

Daniele Capezzone
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La tendenza dell’estate a sinistra è: tutti sul carro di Elly, anzi di MortadElly (vedremo tra poco cosa vuol dire, ma ai lettori di Libero è già tutto chiaro). C’è naturalmente lei, Elly Schlein, che guida il torpedone. Tutt’intorno, ci si affanna a salire e ad accaparrarsi i posti. Sono già comodamente seduti i gemelli dell’autogol Bonelli & Fratoianni, che per stare più tranquilli si sono portati appresso Sant’Ilaria Salis: come occupa lei, non occupa nessuno. Stavolta non di tratta di infilarsi in qualche appartamento, ma di prenotare seggi parlamentari per il 2027.

Molti posti (ma non troppi, o non tanti quanti sperava) sono stati opzionati da Giuseppe Conte per la sua comitiva filo-Cina, filo-Russia, filo-Iran, filo-Venezuela. Insomma, un autentico disastro geopolitico. Ma per non farsi mancare nulla, il suo apporto rimane decisivo anche sul fronte interno per continuare a sfasciare il bilancio pubblico con qualche altro superbonus “gratuito” e per garantire un’adeguata rappresentanza manettara. Un po’ più indietro, con due o tre posticini prenotati, c’è la sparuta pattuglia di Più Europa. La guida il tenero Riccardo Magi, assolto per non aver compreso il fatto, seguito dal collaudato team di volponi Bonino-Della Vedova, il cui schema è sempre lo stesso: fare i garantisti e intanto farsi dare un seggio dai giustizialisti, fare i pro Israele e intanto farsi dare un seggio dai pro Palestina, fare i pro mercato e intanto farsi dare un seggio dai pro tasse. Questo numero da circo funziona da anni, e, nel caso di Bonino, garantisce pure gloria e applausi nei salottini chic di Repubblica e Stampa.

 

La novità è che, appesantito da un filo di panza, sul carro prova faticosamente ad arrampicarsi perfino Matteo Renzi, con la Boschi e un altro paio di fedelissimi. Per anni, aveva (giustamente) sparato a palle incatenate contro Conte. Di più: aveva rivendicato il merito dello sfratto da Palazzo Chigi dell’avvocato del popolo. Ma ora il piatto piange, di terzo polo non parla più, e per questo giro di giostra si adatterà alle cattive compagnie pentastellate.

Segue tutto il resto del caravanserraglio che abbiamo già visto la scorsa settimana schierato in Cassazione a depositare due referendum farlocchi anti-autonomia: un quesito (quello di abolizione integrale) è contrario alla giurisprudenza della Consulta, mentre l’altro (quello di abrogazione parziale) cancella troppo poco e dunque non serve a niente. Ma l’importante è metter su una chiassata anti-governo, e allora Elly ha diramato convocazioni larghissime: da una Rosy Bindi ancora più incattivita del solito all’Anpi, passando per il Wwf, e senza dimenticare i combattenti e reduci di Rifondazione Comunista. Non mancheranno (quelli non mancano mai) un paio di professori pseudoliberali: vedono la pagliuzza nell’occhio di Meloni, ma gli sfugge regolarmente la trave in quello dei comunisti. Poi, nel tempo libero, riprendono a impartire lezioni di liberalismo, spesso a tassametro.

Fa ridere? Certo che sì. Troverebbero un’intesa tra loro su qualunque rilevante tema di governo (Ucraina, Gaza, tasse, grandi opere)? Certo che no. Garantirebbero una collocazione geopolitica rassicurante all’Italia? Neanche a pensarci. Avrebbero una strategia pro crescita? Macché: le loro catastrofiche misure green e qualche altra bella patrimoniale sarebbero i proverbiali ultimi chiodi sulla bara dell’economia italiana. Ma nonostante tutto questo mediocre spettacolino, il centrodestra farà bene a non rallegrarsi troppo.

 

Perché l’obiettivo di questa comitiva non è “construens”, ma solo “destruens”. A governare per davvero non ci pensano nemmeno: l’unica cosa che conta è mettere su un improvvisato CLN per cacciare i “fascisti”, per un 25 aprile che duri da adesso alle elezioni politiche del 2027. Da questo punto di vista, il comportamento di Elly Schlein è addirittura trasparente: glielo riconosciamo volentieri. Non si preoccupa né di un minimo di coerenza programmatica né della serietà delle proposte che avanza (il suo progetto di legge sulla sanità strombazzato per mesi era perfino sprovvisto di coperture!). L’importante per lei è affastellare protagonisti e comparse, liste e listarelle, fauna politica di ogni specie e provenienza. E intanto, possibilmente, vincere qualche turno elettorale: in autunno, Umbria ed Emilia-Romagna le offrono purtroppo due pronostici favorevoli.

Ecco perché il nostro titolo evoca “MortadElly”, ricollegando Schlein al prodismo. Mutatis mutandis, siamo ancora lì, all’Unione prodiana, a una coalizione eterogenea e in ultima analisi destinata a esplodere, ma che fu due volte capace di sorprendere il vecchio centrodestra. Ora, se il nuovo centrodestra arriverà all’appuntamento decisivo delle prossime politiche, fra tre anni, con un buon bottino di realizzazioni sui temi decisivi per il proprio elettorato (tasse, sicurezza, immigrazione, giustizia, salari e potere d’acquisto), sarà abbastanza agevole respingere l’Armata Brancaleone di sinistra. Ma se invece la seconda parte della legislatura fosse all’insegna della stasi, se quindi qualche elettore di centrodestra fosse a quel punto tentato dall’astensione, e se contemporaneamente gli avversari riuscissero nell’impresa di mettere insieme la loro enorme (per quanto confusa) arca di Noè, l’operazione aritmetica di sopravanzare l’attuale maggioranza rischierebbe purtroppo di avere delle chances di successo.
Estote parati (in tutti i sensi).

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