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Nicola Zingaretti, la Corte dei Conti: "Dirigente cacciato, paghi i danni"

Adriano Talenti
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Una vicenda complicatissima, segnata da valanghe di carte bollate, in una battaglia in corso da anni. E un (quasi) epilogo alquanto perentorio. L’edizione romana del Corriere della Sera ieri scriveva che la Procura Generale della Corte dei Conti avrebbe avvisato l’ex Presidente della Regione Lazio (oggi europarlamentare Pd) Nicola Zingaretti, gli ex assessori Massimiliano Smeriglio, Michele Civita, Alessandra Sartore, e la dirigente Flori Degrassi (più altre sette persone) «che dovranno difendersi dall’accusa di danno erariale e risarcire 442.520 euro alle casse regionali».

LA VICENDA
La vicenda è quella della dirigente della sanità Isabella Mastrobuono, che fu rimossa, circa una decina di anni fa, dalla guida della Asl di Frosinone. L’estromissione fu giustificata con il non raggiungimento di alcuni obiettivi gestionali. Ebbene, però, ora i contabili contestano quella valutazione, elaborata sulla «non corretta considerazione dei risultati raggiunti» e sulla «violazione del contraddittorio procedimentale con l’interessata». In particolare, la dirigente aveva mosso ricorso contro l’estromissione, ottenendo la disposizione del reintegro dal Tar, che però la Regione non concretizza. Da lì, nuovi ricorsi. La Procura della Corte dei Conti, sul punto osserva: «La scelta compiuta ha esposto la Regione a un contenzioso rovinoso con impegno di risorse umane e finanziarie per la difesa in giudizio». E viene anche riconosciuto il danno reputazione subito dalla manager.

 

Ancora il Corriere della Sera sottolinea la perentorietà dell’avviso della Corte dei Conti: «Per quanto concerne l’elemento soggettivo, si reputa che le condotte siano connotate da gravissima e inescusabile negligenza, prive di qualsiasi carattere di correttezza e buona fede in quanto consistite scientemente nel determinarsi all’adozione di atti e provvedimenti in contrasto con il quadro normativo di settore».

Ma c’è di più. Perché questa vicenda di Isabella Mastrobuono, che ha costituito una vera e propria odissea per la diretta interessata («a sessant’anni mi sono rimessa a cercare lavoro a Bolzano», dichiarò nel 2018 a il Tempo), si intreccerebbe anche con le contese per il potere territoriale all’interno del Pd. Era il 2022 quando scoppia il caso di Albino Ruberti, l’ex capo di Gabinetto del Sindaco di Roma Roberto Gualtieri e il video girato di nascosto in cui inveisce con alcuni interlocutori dopo una cena. Appuntamento cui partecipavano anche l’ex europarlamentare Pd Francesco De Angelis e il fratello Vladimiro, broker assicurativo che vendeva le polizze anche alla Asl ciociara.

INGERENZE
Ebbene, quando emerse lo scontro politico intorno a quella vicenda, con un ampio dibattito sulla gestione del potere da parte del Pd nel territorio ciociaro, Isabella Mastrobuono rilascia un’intervista al programma Tv Quarta Repubblica, in cui accusava: «Mi hanno mandata via dalla Asl perché non rispondevo a scopi diversi dall’assistenza ai cittadini.

 

Erano scopi della politica locale, prevalentemente Pd. C’è stata un’ingerenza forte. Esponenti locali e regionali del Pd venivano a parlare con me». E riportava, poi, l’esempio del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’Ospedale di Alatri che lei voleva chiudere perché privo dei requisiti di sicurezza relativi al numero dei parti e dei tagli cesarei. «La politica locale- ricordava ancora Mastrobuono - non voleva la chiusura di quel reparto. All’epoca ci sono state anche minacce ed espressioni di grande volgarità nei miei confronti». E, tornando alla sua defenestrazione, aggiungeva: «Si tratta di interessi personali all’interno della Asl: bacini di voti e feudi da difendere». Accuse senz’altro gravi, su cui però la Corte dei Conti, negando il fondamento della rimozione della manager, aggiunge indirettamente credibilità.

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