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Von der Leyen, Sandro Ruotolo: "La sola possibilità contro l'onda nera"

Pietro De Leo
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Il doppio registro su Ursula von der Leyen si verifica anche nei due principali partiti di opposizione, Pd e Movimento 5 Stelle. Con la Segretaria Pd Elly Schlein che dichiara il suo gradimento verso l’intervento della Presidente della Commissione: «Ho apprezzato il suo intervento - dice la leader dem - ho visto rispecchiate molte delle priorità che noi come gruppo socialista avevamo posto. Penso al fatto che non ci sono stati accordi strutturali con le destre nazionaliste». E sì, proprio lo sbarramento verso i movimenti di destra sembra essere la preoccupazione principale tra i democratici.

Sandro Ruotolo, eurodeputato all’esordio, osserva: «Il voto per la Von der Leyen è l’unico possibile contro l’onda nera e l’estrema destra che minano la democrazia e lo Stato di diritto». Nel contempo, però, se da una parte si esulta perché i partiti di destra sono rimasti fuori, dall’altro si rimprovera a Fratelli d’Italia, partito del Presidente del Consiglio, di aver votato contro le linee programmatiche della numero uno della Commissione. Quella adottata su impulso di Giorgia Meloni, accusa Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera, è «una scelta incomprensibile e inopportuna, che isola l’Italia Paese fondatore e lo destina all’irrilevanza.

Meloni ha scelto il richiamo della foresta, la destra sovranista e antieuropeista, dimostrando ancora una volta di guardare più agli interessi del suo partito che a quelli del Paese. Per questo deve venire in Parlamento e assumersi le sue responsabilità».

 

Secondo il numero uno dei dem al Senato, Francesco Boccia, il governo italiano «si presenta a pezzi, con Giorgia Meloni che, dopo un ridicolo e inutile minuetto, non sostiene la Von der Leyen, con Forza Italia che la vota e con Salvini che fa bisboccia con Orbán e i Patrioti europei». Il capogruppo Pd nella commissione Esteri della Camera, Enzo Amendola, tira in ballo la corsa alla Casa Bianca: «Meloni punta su Trump, su un’ Europa minima nelle scelte e nelle politiche, avversa al Green Deal. Il suo tentativo di portare i sovranisti al governo della Ue è fallito. Info per i notisti nostrani: al bivio tra la Merkel e Orbán, rimarrà coerente con la sua vera identità».

La senatrice Simona Malpezzi, invece, osserva: «Giorgia Meloni si schiera con la destra pro Putin e antieuropeista e condanna l’Italia all’irrilevanza e a una lunga camminata nel deserto». Accusa analoga arriva dal leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che però al contrario dei quasi-alleati, non ha votato per la Commissaria. «Non abbiamo appoggiato von der Leyen perché assolutamente non riteniamo che la soluzione sia mandare più armi in Ucraina e tramutare la transizione ecologica in transizione militare, siamo assolutamente coerenti». E aggiunge: «Dispiace per la posizione in cui si trova l’Italia, la Meloni si è ritrovata schiacciata dalle pressioni contrastanti di Tajani e Salvini. Ne è risultata un’ambiguità, un’incertezza, una trattativa condotta fino all’ultimo secondo, ma evidentemente fallita. Ma il fallimento della Meloni non significa il fallimento del suo partito o dei conservatori, che ci interessa poco, significa relegare l’Italia in panchina all’ininfluenza».

Ancora tra i pentastellati, si pronuncia il neo eletto Pasquale Tridico: «La proposta di un commissario perla Difesa avanzata dalla presidente von der Leyen è inaccettabile per noi: siamo contro l'invio delle armi all'Ucraina e siamo per una soluzione pacifica del conflitto anche in Medio Oriente».

 

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