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Daniele Capezzone: "Quelli che oggi schiaffeggiano Meloni. Ma fanno ridere"

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Eccoci ad "Occhio al caffè", la rassegna stampa politicamente scorrettissima curata da Daniele Capezzone, direttore editoriale di Libero. "Per una rassegna un po' di là e un po' di qua rispetto all'Atlantico - premette -. Di là, mentre preparavo la rassegna, c'era l'intervento di Donald Trump alla convention repubblicana, i cui passaggi principali mi sono parsi ammorbiditi rispetto a quelli pre-attentato. Un discorso più aperto, questa è l'interpretazione che ne ho dato seguendo con un orecchio, diciamo", sottolinea Capezzone.

"Ma sempre dall'altra parte dell'oceano la giornata di ieri è stata contrassegnata dal montare della pressione su Joe Biden affinché liberi il campo - riprende il direttore -. Tutti oggi scommettono sull'abbandono, ma c'è una differenza sul tipo di formula che verrebbe adottata: lascia il campo direttamente a Kamala Harris addirittura dimettendosi da presidente oppure si faranno delle mini-primarie?". Tempo al tempo e avremo una risposta.

"Dunque veniamo al di qua dell'Atlantico, dove Ursula von der Leyen è stata confermata all'Europarlamento con 401 voti, le sono mancati 40-50 voti dei franchi tiratori rimpiazzati dai Verdi. Questo cambia le cose perché il discorso di Ursula è stato fortemente, pericolosamente, inquietantemente green", sottolinea Capezzone.

Il direttore ricorda poi che tutta la vicenda "verde" non viene molto esplorata sui quotidiani, mentre Libero lo fa con precisione. "La grande esplorazione è sul voto di Giorgia Meloni - riprende -, che alla fine ha votato contro. Va detto che la gestione della giornata non è stata brillante, ancora durante il voto non era chiaro cosa avrebbero fatto quelli di FdI. Sarebbe stato meglio dire sì, pur tra qualche distinguo, o forse ancor meglio spendersi subito in un chiaro no. Non c'è stato prima né un chiaro sì né un chiaro no, la trattativa non è andata bene, e la comunicazione ne ha risentito, questo va detto". 

"Ma va detto anche che con rare eccezioni, tra cui quella di Stefano Folli che è sempre stato a favore del sì per ragioni di politica internazionale, una serie di altri commentatori che oggi schiaffeggiano Giorgia Meloni fanno ridere. Penso a Marcello Sorgi, che le rimprovera un tasso di democristianeria nella trattativa, ma lui stesso la aveva elogiata nei giorni precedenti. Aveva scritto che non si può dire alla luce del sole quel che si fa nelle stanze delle trattative politiche, ma oggi rimprovera esattamente quello". Ma ci sono altri esempi, anche di "commentatori nostri amici". E ora, buona rassegna a tutti.

 

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