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Elly Schlein e Renzi, il retroscena dietro l'abbraccio in campo: "Quelle telefonate"

Elisa Calessi
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 Si sentono. Dopo le Europee, più spesso di prima. E, nonostante le diversità evidenti, dichiarate, hanno cominciato a stimarsi. O almeno a capirsi. C’è questo, di vero, dietro la foto, che ha fatto impazzire i social, di Matteo Renzi ed Elly Schlein abbracciati alla partita tra Nazionale Politici e Nazionale Cantanti, martedì a L’Aquila. Non solo quindi l’assist che l’ex premier ha fornito alla segretaria, consentendole di segnare durante la partita. Sembra esserci molto di poù.

Il leader di Italia Viva, dopo il fallimento del Terzo Polo e il risultato deludente della lista Stati Uniti d’Europa alle elezioni europee, ha deciso che la direzione di marcia è quella di costruire una gamba di centro del centrosinistra. Non da solo, non solo con Italia Viva. Sui social, in molti hanno ipotizzato un gran ritorno di Renzi nel Pd. Ma non è all’ordine del giorno. Né per lui, né per lei. L’idea è di costruire una Margherita 2.0, aggregando tutte le realtà di centro che gravitano attorno al centrosinistra, da Più Europa ai libdem di Andrea Marcucci, dai cattolici di Beppe Fioroni. Magari sotto l’egida di Francesco Rutelli, che una Margherita a doppia cifra la costruì davvero. Elly Schlein ha dimostrato di essere interessata a questo progetto. Di più: di volerlo. Le sue prime parole, dopo le Europee, sono andate subito in questo senso: adesso, ha detto cambia la musica, non si mettono veti e non si accettano veti, se vogliamo essere un’alternativa al centrodestra di Giorgia Meloni dobbiamo mettere insieme tutti. E il secondo turno delle elezioni amministrative ha rafforzato questo giudizio: la distanza non è enorme.

 

 

 

IL PIANO DI ELLY

Bisogna lavorare, è l’idea della segretaria dem, per mettere insieme tutte le forze alternative al centrodestra. Compreso il centro. Perché le elezioni si vincono anche per pochi punti percentuali. E quello che manca, a Pd, M5S e Avs, per vincere, non è molto.
Basterebbero due o tre punti. Esattamente quelli che Renzi è pronto a portarle.

Del resto, si dice in Italia Viva, la collocazione naturale di Renzi è sempre stata nel centrosinistra (è cresciuto nella Margherita, è stato segretario del Pd). E si sarebbe alleato con il Pd anche alle elezioni politiche del 2022, se non ci fosse stato, dicono i suoi, “il veto di Letta”. Nacque da quel veto il piano B, ossia quello di fare una lista di centro con Carlo Calenda. Ora tutto è cambiato.

Schlein, giustamente, sente il vento spirare dalla sua parte. E, forte del risultato delle Europee, ha intelligentemente deciso di non arroccarsi. La Elly movimentista, che in tanti descrivevano come digiuna di politica, naive, quella che - si diceva anche tra i dem - pensa di guidare un’assemblea studentesca, non un partito, si è rivelata molto diversa. Radicale nei temi proposti, ma pragmatica nelle strategie. E con molto fiuto politico. Ha un obiettivo molto chiaro: vincere le elezioni politiche e diventare presidente del Consiglio (Conte si rassegni). Fare la prima donna premier di centrosinistra, dopo quella di centrodestra. E ha capito che, per ottenere il risultato, deve mettere insieme tutti. Con pace degli schizzinosi. Del resto, tornando a Renzi, dal centrodestra non gli sono arrivate proposte.

 

 

 

Calenda gli ha sbarrato ogni porta. Quindi, l’unica alternativa è il centrosinistra. Chi, in questo disegno, rischia di rimetterci seriamente è Azione. La stessa Schlein, che proprio sul jobs act di Renzi se ne andò dal Pd, ha dato atto al leader di Italia Viva di avere un «afflato unitario» che Calenda non ha: «Con il successo che abbiamo avuto nelle ultime amministrative», ha detto al Tempo, «tutti dovrebbero capire che non c'è una alternativa al campo largo. E ci devono essere tutti perché per noi sarebbe più che funzionale la presenza di un centro nel nostro schieramento. Ma deve essere un centro, non tanti centri. Ho parlato sia con Calenda sia con Renzi, ma per ora la vedo ancora difficile riunirli. In realtà Renzi ha un afflato unitario, lui ha capito. Calenda purtroppo no, è meno politico».

 

IL FUTURO DI AZIONE

Renzi ha capito, Calenda no, dice Schlein. Vero è che, anche in Azione, la riflessione sul futuro è cominciata ed è molto travagliata. Enrico Costa si è dimesso proprio in questi giorni da vicesegretario del partito, in dissenso con la linea decisa da Calenda dopo le Europee. Chi viene da Forza Italia è tentato di ritornarci. E se davvero dovesse decollare il progetto di un centro legato al centrosinistra, sarebbero dolori per chi resta al centro.


 

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