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Ilaria Salis, Patrioti all'attacco: "Non porti armi in aula"

Daniele Dell'Orco
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Non usano certo troppi condizionali i parlamentari europei del gruppo dei Patrioti, fondato dagli ungheresi di Fidesz. Provocatoriamente ma non troppo, ieri durante la Plenaria di Strasburgo l’eurodeputato austriaco Georg Mayer ha esordito dicendo: «C'è una deputata, Ilaria Salis, che picchia le persone con un martello. La violenza viene dalla sinistra, e chiederei che venga fatta luce su questa persona per evitare che in quest’Aula siano portate armi». L’uscita ha innescato subito uno scontro con The Left che ha protetto il suo membro: «Un onore averla con noi, combatterà il vostro regime». Giornata movimentata anche per quanto riguarda le votazioni. Dopo la granitica unanimità nella conferma di Roberta Metsola alla guida del Parlamento Ue, ieri gli europarlamentari italiani sono andati un po’ in disordine sul testo di sostegno all’Ucraina. Lega e M5S hanno votato contro, Fratelli d’Italia si è astenuta su una parte del documento e il Pd ha votato a favore ma con due astenuti: Cecilia Strada e Marco Tarquinio. Il testo alla fine è passato con 495 sì, 137 no e 47 astensioni. Ma le sfumature sono molte.

Oltre al Carroccio compatto per il no, sono emerse sfumature differenti anche tra FdI e FI, che hanno votato a favore nel provvedimento finale, ma col partito del premier astenuto su un passaggio piuttosto delicato, su cui il governo italiano si era sempre mantenuto cauto: quello in cui si afferma che il Parlamento europeo «sostiene fermamente l’eliminazione delle restrizioni all’uso dei sistemi d’arma occidentali forniti all’Ucraina contro obiettivi militari sul territorio russo». Su quest’ultima parte, la sinistra non ha avuto esitazioni: schierati contro Pd, ad eccezione di Pina Picierno ed Elisabetta Gualmini (astenute), Cinquestelle che fanno parte di The Left, e compagni di schieramento di Alleanza Verdi-Sinistra. Per il leader pentastellato Giuseppe Conte rimuovere i veti a Kiev è «un salto di livello verso il rischio di un conflitto mondiale». In realtà, su questo emendamento anche la maggioranza è stata piuttosto sinergica: «È una risoluzione, quindi un’opinione del Parlamento, legittima, ma non vincolante. Non siamo in guerra con la Russia», ha detto il Ministro degli Esteri Antonio Tajani.

 

 

 

Il Parlamento Ue ha ribadito poi la sua posizione secondo cui l’Ucraina è su un percorso irreversibile verso l’adesione alla Nato. Gli eurodeputati hanno chiesto quindi all’UE e agli Stati membri di aumentare il loro sostegno militare a Kiev per tutto il tempo necessario e in qualsiasi forma necessaria, invitando inoltre la Commissione europea a proporre un’assistenza finanziaria a lungo termine per la ricostruzione Paese. L’altra spaccatura si è consumata nel passaggio in cui si fa riferimento al premier ungherese Viktor Orbán, animatore del gruppo dei Patrioti, con la richiesta di condannare la sua visita alla Federazione russa in veste di presidente di turno del Consiglio Ue. Fratelli d’Italia si è sfilata (ma il testo è comunque passato).

 

 

 

Il capodelegazione Carlo Fidanza ha precisato: «Pur avendo già giudicato in maniera critica nei giorni scorsi le iniziative dell’Ungheria, abbiamo votato contro la prima parte che conteneva un attacco strumentale al governo di Orbán che nulla ha a che fare con le sorti dell’Ucraina. Abbiamo sostenuto le parti riguardanti il piano di Pace di Kiev e l’auspicio che la stessa Ungheria sblocchi i finanziamenti per l’Ucraina». La sensazione è che le diversità di vedute tra le delegazioni italiane non saranno le uniche. E siamo solo a inizio legislatura. 

 

 

 

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