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Ilaria Salis, le due nuove battaglie: svuotare le carceri e immigrati liberi

Francesco Storace
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Da occupare le case a svuotare le carceri è un attimo: la filosofia di Ilaria Salis si “arricchisce” sempre di più. Adesso tocca agli immigrati che arrivano qui e si mettono a delinquere. Magari, si approssima una campagna liberatrice per quei poverini che quando commettono reati non può mai essere a causa loro. Già, scrive sui social la neoeurodeputata per la quale dobbiamo ringraziare Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni. Leggendola, si scopre che «ad essere criminalizzata non è tanto il crimine in sé, ma la povertà e la diversità. Oltre che, ovviamente, il dissenso politico». Alè, Bandiera rossa trionferà sulle macerie della società. Oggetto delle attenzioni della nuova beniamina della sinistra sono in particolare i Cpr, oltre alla condizione detentiva in generale. Nel mirino finisce anche quella che indica, in un linguaggio più burocratese che politico-militante, come «la componente della detenzione amministrativa per stranieri».

CLASSI PERICOLOSE
Lo “illustra” con questa specie di poesia: «Si tratta di un dispositivo di repressione e disciplinamento di quell’”umanità in eccesso” che, quando la sua forza-lavoro non serve per essere sfruttata, può allora essere espulsa dai sacri confini della Nazione». Cioè, non sarebbe sufficiente lavorare onestamente...La Salis definisce i Cpr come «campi di internamento per esseri umani la cui unica colpa è quella di non possedere un permesso di soggiorno in regola». E aggiunge: «Le condizioni di tali centri, le pratiche di gestione e lo stato di salute psicofisica dei reclusi sono persino difficili da immaginare tanto sono terribili. Un abominio giuridico, una vergogna politica, un orrore disumano». Il che fa pensare che non le sia mai capitata, per fortuna, una brutta avventura con malintenzionati che alle nostre ragazze ne combinano davvero di tutti i colori. Di qui la morale, tutta sua: «È impensabile riflettere sul sistema-carcere senza considerare il carattere di classe e di razza della popolazione detenuta». In quello che più che un post, pare un volantino scritto nel peggiore sinistrese, si scrive letteralmente: «Se è vero che le più precarie condizioni materiali di vita dei subalterni possono favorire una maggiore propensione al reato – che in prevalenza consiste infatti in reati contro il patrimonio, o per violazione della legge sulle droghe –, esiste anche un lavoro ideologico di costruzione delle “classi pericolose”. Come fa notare la criminologia radicale, la categoria dei trasgressori della legge è molto più ampia di coloro che sono effettivamente puniti, perché ad essere criminalizzata non è tanto il crimine in sé, ma la povertà e la diversità. Oltre che, ovviamente, il dissenso politico».

 

 

UNA NUOVA PENSATRICE
L’Italia ha portato al Parlamento europeo questo tipo di pensiero. Speriamo non debba attecchire nella maggioranza dei deputati, chè davvero ci toccherebbe emigrare chissà dove. Da detenuta con il guinzaglio, a pensatrice di teorie giustificazioniste del crimine d’importazione. Ma proprio all’Italia doveva capitare roba del genere?

Ovviamente, tantissimi i commenti alle incredibili tesi della Salis. E non solo quelli degli estremisti favorevoli alla neo onorevole. Già, perché sono molti anche i toni di rimprovero rispetto ad una deriva di tipo sociologico che non tiene in alcun conto i reati commessi e la condizione di clandestinità, che dovrebbe essere considerata illegale anche da chi siede comodamente a Strasburgo... Ma ormai la rappresentante dell’estrema sinistra eletta al Parlamento europeo si ritiene libera di mandare messaggi davvero intollerabili, che puntano a scassare ogni residua credibilità delle istituzioni. Complimenti davvero....

 

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