Giovanni Toti, la lettera dopo il Riesame: "La poltrona ora è più peso che onore, cosa farò"
"È chiaro che oggi per me la poltrona di presidente è maggiormente un peso che un onore". Sono le parole del presidente della Liguria, oggi sospeso, Giovanni Toti in una lettera inviata al suo avvocato, Stefano Savi. Una dichiarazione che arriva all’indomani della decisione del Riesame di confermare gli arresti domiciliari per il governatore, arrestato il 7 maggio scorso per corruzione. "Forse - scrive - sarebbe stato più facile, fin da subito, sbattere la porta, con indignazione, al solo sospetto mosso sul mio operato. Nella mia vita ho cambiato tante volte, non mi spaventa personalmente rinunciare ad un ruolo a cui pure sono legato, per i risultati che rivendico e a cui ho dedicato ogni singolo minuto degli ultimi nove anni, sacrificando affetti e amici".
Il governatore sottolinea di vedere "come una liberazione oggi poter ridare la parola agli elettori, perché sono certo che sapranno giudicare quello che è stato fatto fino ad oggi e sceglieranno per continuare a vivere e lavorare in una Liguria libera, che guarda al futuro con ottimismo, che premia l’intraprendenza, che rivendica un ruolo in Italia. E deluderanno chi, sciacallescamente, dimenticando ogni principio giuridico civile, cavalcando sospetto, odio ed invidia sociale, agogna a riconquistare un ruolo, sull’onda delle carte bollate e non dei programmi". Toti aggiunge che "la Presidenza di una Regione non è un bene personale. È un patrimonio collettivo. Di chi l’ha votata, di chi l’ha sostenuta, di coloro che si sono spesi per una avventura politica. Ho sperato, e spero ancora, che giustizia e politica possano rispettare i propri ruoli e le proprie prerogative. Che, mentre i Pm legittimamente indagano, la politica, con le sue regole, i suoi riti, le sue aule, possa fare le proprie considerazioni per il bene comune. Sembrano regole astratte, ma si chiamano Democrazia".
Toti torna sugli incontri con gli esponenti politici: "Nei prossimi giorni, con il permesso dei magistrati, tornerò ad incontrarmi con gli amici del mio movimento politico, gli alleati, e tutti coloro che potrò vedere per parlare di futuro. E le scelte che faremo saranno prima di tutto per il bene della Liguria a cui oggi tutta l’Italia dovrebbe guardare con grande attenzione. Per ora resto qui, nella casa di Ameglia. Orgoglioso della consapevolezza di essere meno ricco di quando ho cominciato a fare politica, meno libero, ma di aver contribuito a costruire una Liguria più ricca e più libera. Che gli elettori, al momento opportuno, sapranno conservare".