Sinistra, il piano del fronte popolare anti-Meloni: tasse, sussidi ed espropri
Facciamo il gioco dei “se”. Se in Italia vincesse il Fronte Popolare, chi sono e cosa farebbero i nostri Mélenchon? Spoiler: su molti temi la sinistra radicale italiana è allineata con quella francese. Su altri argomenti a volte è un po’ più moderata (un poco), a volte ancora più estrema. Vediamo. Il programma del Front Populaire è lungo 23 pagine. Il dono della sintesi. Quello che manca alla gauche italiana, capace di sbrodolate epiche quando si approssima la data del voto. Jean-Luc Mélenchon punta forte sull’aumento del salario minimo a 1.600 euro mensili netti.
Troppo, anche per i compagni tricolori. L’Alleanza Verdi Sinistra, per esempio, nelle sue tesi programmatiche, presentate a ridosso delle elezioni europee, si è fermata a 1.200 euro al mese. Ma chiedendo la reintroduzione della scala mobile, cioè un sistema che indicizzi automaticamente stipendi (e pensioni) al costo della vita.
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SOLDI A PIOGGIA
“Meglio” di Bonelli e Fratoianni hanno fatto i grillini. I Cinquestelle hanno promesso agli elettori il reddito di cittadinanza europeo. Che con l’aggettivazione internazionale fa molto chic. Non solo. I grillini hanno rilanciato in sede comunitaria anche un vecchio pallino del fondatore: la settimana lavorativa di quattro giorni, a parità di trattamento salariale. I soldi, in questa visione onirica, ce li metterebbero un po’ l’Ue e un po’ gli Stati membri. Sempre il partito di Conte ha proposto tre giorni di congedo per la sofferenza causata dalle mestruazioni. Case popolari. Mélenchon propone un piano per costruire un milione di alloggi in cinque anni. Bene.
Anzi no, perché gli ambientalisti italiani non sono d’accordo: altro cemento consumerebbe altro suolo. Per cui a quelli di Alleanza Verdi Sinistra è venuta un’ideona. Espropriare le case delle banche. O, più precisamente: «Acquisire gli immobili posti a garanzia di crediti deteriorati nel sistema bancario». In questo modo, proseguono, «lo Stato potrebbe rapidamente entrare in possesso di un importante patrimonio immobiliare, senza contribuire al consumo di suolo per la realizzazione di nuovi edifici». Volendo, in alternativa, c’è sempre il “modello Ilaria Salis”.
Poi ci sono le pensioni. Il Fronte Popolare vuole l’abolizione della riforma varata dal governo e benedetta da Emmanuel Macron, che ha innalzato l’età pensionabile da 62 a 64 anni. Anche qui i nostri Mélenchon sono allineati. E propongono che «si possa uscire dal lavoro a 62 anni o con 41 di contributi, riconoscendo inoltre i periodi di disoccupazione involontaria». La pensione minima, proseguono, «non dovrebbe essere inferiore a 1.000 euro».
Già, ma chi paga? I libri dei sogni della sinistra si infrangono contro le regole di bilancio. Se fai esplodere la spesa pubblica con queste misure, da qualche parte i soldi devono rientrare. Dove? Al riguardo non ci sono dubbi: tasse. E qui scende in campo anche il Partito democratico, che ha in mente una “cura medievale” per chi fa impresa. Specie per le aziende che «inquinano di più». La sinistra italiana, poi, sembra più sensibile alla transizione energetica, da condurre a passo di carica, anche nell’automotive. Avs vuole un fondo europeo di «almeno 2mila miliardi di euro» (boom!) per finanziare «investimenti green, trasporto pubblico, efficientamento energetico delle case».
E ancora: «L’eliminazione dei jet privati», una nuova tassa sul carburante usato dagli aerei, «il divieto della caccia», la fine dell’uso di animali «in circhi e zoo». Sul tema immigrazione, svetta ancora l’Italia e il programma del Pd. Addirittura lirico, quando chiede di riconoscere «il valore delle diaspore».
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QUANTO CAOS
E si arriva alla politica estera, dove le sinistre italiane e francesi si rimettono in pari. Mélenchon è stato sufficientemente ambiguo sull’Ucraina, mentre ha chiesto un immediato cessate il fuoco a Gaza e il riconoscimento dello Stato di Palestina. E l’ha fatto con tanta di quella determinazione, da essersi meritato le accuse di antisemitismo. In Italia? Giuseppe Conte propone una «conferenza di pace» per fermare la guerra in Ucraina e «due stati e due popoli» in Medio Oriente. Alleanza Verdi Sinistra vuole una «diminuzione della spesa militare» e «meno eserciti», interrompendo «qualsiasi fornitura di armamenti e tecnologia» verso Israele e l’Ucraina. Lo stesso impegno, si legge ancora nel programma, «deve essere volto a garantire il diritto di autodeterminazione dei popoli e il far proprie le rivendicazioni e le sofferenze di quelli oppressi: dai palestinesi ai Kurdi, dai Saharawi ai popoli indigeni». Il tutto accompagnato, come obiettivo di medio termine, da un «piano di riconversione per l’industria bellica italiana».
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