Cerca
Logo
Cerca
+

Caso Parodi, Marco Carrai: "Il Pd deve cacciare gli antisemiti nel partito"

Tommaso Montesano
  • a
  • a
  • a

«Mi volete querelare? Mi volete denunciare? Fatelo». Così scriveva sul suo profilo Instagram – prima che passasse in modalità "privata" – Cecilia Parodi. Scrittrice, attivista dei movimenti pro Palestina, Parodi ha acquisito notorietà nei giorni scorsi per alcuni sproloqui anti -israeliani e anti-semiti diffusi con un video dal suo account. Solo per ricordare i passaggi più salienti: «Io odio tutti, tutti gli ebrei. Odio tutti gli israeliani, dal primo all'ultimo. Non basta piazzale Loreto, ci vorrebbe piazza Tienanmen per appendervi tutti. Io ve lo giuro che sarò in prima fila a sputarvi addosso». Per completare il quadro, occorre ricordare che la signora è stata ospite in un paio di dibattiti organizzati da ciò che gravita intorno al Pd: prima il convegno del circolo "Nilde Iotti" dei Giovani democratici di Milano (15 febbraio), poi la giornata pro Gaza - «Dialogues for Gaza» che si è tenuta a villa Ada, a Roma, lo scorso 30 giugno con il supporto di Roma Capitale (il cui sindaco, come è noto, è il dem Roberto Gualtieri). Fatto sta che Parodi è stata accontentata: ieri è stata denunciata dall'imprenditore e manager Marco Carrai, console onorario di Israele per Toscana, Emilia Romagna e Lombardia, per istigazione all'odio razziale e all'omicidio.

Dove ha presentato la querela?
«Negli uffici della Digos della questura di Firenze».

Del resto è la stessa Parodi ad averla sfidata a passare alle vie di fatto.
«Siamo in uno Stato di diritto e non mi pare che ci siano dubbi sul fatto che alcune fattispecie di reato siano chiare ed è bene che siano denunciate».

La scrittrice pro Palestina si è giustificata dicendo, all'epoca del video, di essere in preda a una forte stress emotivo e nervoso per quanto sta accadendo in Medio Oriente alla popolazione di Gaza.
«E allora perché nel luglio dello scorso anno, quindi ben prima degli attacchi contro Israele del 7 ottobre, mi ha offeso e insultato, con gli stessi argomenti, con un messaggio privato nella chat di Instagram? Parodi è recidiva».

È sorpreso dal silenzio della sinistra, in primis del Pd, sulla vicenda?
«Il silenzio non solo sorprende, ma mi fa male anche per la mia storia personale. Anche perché quella del sionismo è una storia di sinistra. Il sionismo nasce con i kibbutz, una forma di socialismo. Adesso la sinistra mette la testa sotto la sabbia e questo offende me e tutte le comunità ebraiche. Ma attenzione: la violenza politica non è un problema solo italiano».

A cosa si riferisce?
«Il Fronte popolare francese ha appena eletto un signore che si chiama Raphaël Arnault, il militante "antifa" condannato per violenza nel 2022. Arnault è noto per i suoi attacchi verbali contro Israele, ha partecipato a tutti i cortei pro Palestina. Del resto anche Jean Luc Mélenchon è un noto antisemita».

Perché a sinistra c'è tolleranza verso episodi di questo tipo?
«Non lo so. Sul perché invece questi episodi sempre più attecchiscono in una certa sinistra movimentista mi viene da dire che le ragioni trovano le loro origini anche nella filosofia politica. Alla base dello Stato etico di Hegel, che ha le sue derive di destra e di sinistra, c'è la presunzione morale di chi pensa di possedere, appunto, un'etica maggiore degli altri. È questo senso di superiorità che porta alle derive estremistiche. Oggi ci sono movimenti cui ha attecchito il sentimento antisemita che vedono nella sinistra il loro riferimento».

Cosa dovrebbe fare il Pd?
«Il Labour party, in Gran Bretagna, ha cacciato l'ex leader Jeremy Corbyn con l'accusa di comportamenti discriminatori improntati all'antisemitismo. In Italia dovrebbe accadere lo stesso: il Pd abbia il coraggio di provvedere».

Eppure c'era un tempo in cui la sinistra non era così filo-palestinese.
«Il Pci era schierato a difesa di Israele. Le cose sono cambiate quando, sull'onda della Guerra Fredda, lo Stato ebraico è finito sotto l'influenza occidentale e la causa palestinese sotto quella sovietica. Lo Stato di Israele è una vittima di una deriva trasversale anti-occidentale. E poi qui non si tratta di essere filopalestinesi o filoisraeliani, si tratta di non essere antisemiti e antisionisti. Non vedo folle in piazza per le donne prese a sassate in Iran e per i loro diritti calpestati. Il mondo lentamente e inesorabilmente sta scivolando verso mutamenti geopolitici che sfidano la stessa sopravvivenza delle democrazie e quando questo è successo nella storia, solitamente i primi ad essere perseguitati sono sempre stati gli ebrei.»

A Roma Parodi è stata ospite, poche settimane fa, anche di Villa Ada Festival, una kermesse organizzata con il supporto del Campidoglio: possibile che nessuno abbia avuto il tempo di dare un'occhiata alle posizioni dei relatori?
«Mi auguro che si sia trattato di un caso di sottovalutazione. Altrimenti lo scenario sarebbe ben più grave e non voglio crederci. Anche perché a parole tutti condannano l'antisemitismo...».

Condivide la proposta di attivare, su questi episodi, la commissione parlamentare "anti-discriminazione" presieduta dalla senatrice Liliana Segre?
«Lo auspico. Ma questo deve avvenire per tutti i comportamenti che diffondono sentimenti antisemiti. Casi come questi dovrebbero passare all'attenzione sia della politica, sia della magistratura».

Domenica scorsa lei ha annunciato che oltre a Parodi avrebbe denunciato anche un'altra persona: di chi si tratta?
«Di un tal Giuseppe Flavio Pagano, che riferisce di lavorare alle biblioteche comunali di Firenze. Sui social ha mostrato anche la foto del suo ufficio. Nel suo caso c'è l'ipotesi di incoraggiare la costituzione di un'associazione a fini terroristici».

Cosa è emerso a suo carico?
«Il caso mi è stato segnalato da un gruppo di giornalisti italiani che si trovano in Israele. Da fonti aperte - foto, post, reel, Telegram- è emerso che questo signore, che su Instagram usa l'account Dejalanuit, ha incitato addirittura al terrorismo, inneggiando ad Hamas, e insultando la senatrice Segre e il presidente della Repubblica. Ha poi inneggiato all'assalto di ambasciate e consolati israeliani, americani, francesi e inglesi. E giorni dopo, il 3 febbraio scorso, si è verificato il lancio di una molotov contro il consolato americano a Firenze.
Inoltre, in un tweet ha proposto di tornare all'usanza di "tagliare teste". Ce n'è abbastanza affinché la magistratura valuti».

E il Comune di Firenze?
«Verifichi e controlli se questo utente effettivamente è un dipendente comunale. Io non lo posso fare, io da console d'Israele e da cittadino posso solo evitare di girarmi dall'altra parte».

Dai blog