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Autonomia, ecco come è iniziata la lunga (e accidentata) corsa alla riforma

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Roberto Formigoni
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È stata approvata definitivamente la legge sull’autonomia differenziata, una delle tre grandi riforme del programma di governo del centrodestra (le altre sono il premierato e la riforma della giustizia).
Tale legge permette alle regioni che lo desiderano e che sono in regola con alcuni parametri di amministrare autonomamente materie che oggi sono condivise con lo Stato. Un ottimo principio! Chi scrive è da sempre un sostenitore dell’autonomia differenziata, ricordo che la mia Lombardia fu la prima a chiederla nel 2007, e fummo a un pelo dall’ottenerla se non fosse stato per l’opposizione della Lega Nord, che non voleva che il federalismo iniziasse per opera di un non leghista come me. E pose il veto. Non sono uno che cambia idea per certi sgarbi, e ancora oggi faccio il tifo per l’autonomia differenziata.

Ma è la storia che a volte si vendica, e questa volta la vendetta sembra pesante: la legge appena approvata rischia di non entrare in funzione mai. Anzitutto incombe un referendum abrogativo nazionale che sarà indetto secondo la legge dal voto dei consigli regionali di cinque regioni guidate dal centro-sinistra. In secondo luogo, e questo è un ostacolo ancora più alto, la legge stessa impone al governo di utilizzare due anni per stabilire i cosiddetti livelli essenziali delle prestazioni, cioè i costi dell’insieme di tutte le prestazioni e i servizi che i cittadini di tutte le regioni hanno diritto di ottenere gratuitamente o dietro il pagamento di un ticket.

 

La legge non entrerà in funzione finché tali livelli (detti lep) non saranno stabiliti e non saranno finanziati, ovviamente a cura dello Stato. Sapete quanti sono questi lep? Un decreto del 2008 ne elencava 57.700, e ovviamente andrà verificato di quanto e come sono aumentati, e questo comporterà un ulteriore tempo perché la burocrazia possa fare tutte le valutazioni. E quanto costeranno allo Stato? Nessuno lo sa ancora, ma non è per nulla azzardato pensare a decine e decine di miliardi di euro, che andrebbero a incrementare il nostro già rilevante debito pubblico. Il governo che sarà in carica accetterà questo onere? E la Commissione europea ( che già ha aperto nei nostri confronti una procedura di infrazione per debito eccessivo) non avrà nulla da obiettare? Ecco perché molti analisti sostengono che la legge non potrà entrare in funzione. Ecco perché i lombardi, che potevano avere l’autonomia nel 2007, dovranno aspettare ancora? Usque tandem?

 

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