Francia, la sinistra italiana fa festa: lo sfregio di Bonelli che canta la Marsigliese
Fermata l’«onda nera», la sinistra italiana esulta - «ora cacciamo l’estrema destra dal governo in Italia» - e sogna l’ammucchiata stile “fronte popolare francese” anche da noi. «Risultato straordinario per la sinistra unita e una bella risposta di partecipazione. La destra si può battere», mette a verbale la segretaria dem Elly Schlein. L’esito a sorpresa delle elezioni legislative francesi scatena Pd e, soprattutto, Avs. La tanto temuta (dalle forze del “campo largo”) conquista della maggioranza assoluta dei seggi da parte del Rassemblement national non c’è. Anzi, la formazione di Marine Le Pen e Jordan Bardella, a dispetto dei sondaggi, secondo le proiezioni scivola addirittura al terzo posto tra i gruppi della nuova assemblea nazionale. E anche se a Parigi il futuro governativo è un rebus, con uno scenario da incubo per la ricerca di una nuova maggioranza, poco male: ai “giallorossi” nostrani basta sapere che i loro “cugini” del Fronte popolare hanno scongiurato la vittoria dei rivali “populisti” per cantare vittoria. Troppo allettante la “mobilitazione repubblicana” contro la “destra”, con il codazzo di intelletuali e artisti in modalità “resistenza permanente”, per non cavalcarla- e perché no, replicarla, come propone Avs- in salsa italiana.
IL NEMICO ALLE PORTE
Ecco, così, che subito dopo la diffusione delle prime proiezioni dei seggi, mentre Jean-Luc Mèlenchon si intesta la vittoria, arriva il post di Lia Quartapelle, vicepresidente democratica della commissione Esteri della Camera: «Evviva la Francia! Guardando i risultati, Meloni ha di che riflettere». È il via. A stretto giro di posta arriva il tweet del senatore Filippo Sensi: «Il coraggio vince sempre. La scommessa di Macron si è rivelata vincente. Il cordone sanitario nei confronti della peggiore destra europea ha funzionato. Grande mobilitazione e affluenza». In questo caso il faro è puntato sul presidente Emmanuel Macron, sul suo azzardo di sciogliere l’assemblea nazionale dopo le elezioni europee. E pazienza se quella mossa, di fatto, consegna ai francesi un parlamento ingovernabile, con la prima forza politica - il Fronte popolare - portatrice di un’agenda politica radicale il cui leader, Mélenchon, come primo passo ha invitato proprio Macron a prendere atto della «sconfitta. Il presidente deve accettarla». Il Pd prova a metterci il cappello in nome dell’antifascismo. «Il Risentimento Nazionale non passa. In Francia, in Europa», scrive su X Chiara Braga, capogruppo dem alla Camera. «Il Fronte repubblicano francese ferma l’onda nera della destra estrema. Una bella notizia per la Francia e per l’Europa», aggiunge la collega Anna Ascani. L’europarlamentare Matteo Ricci la butta sui “barbari” respinti alle porte della città: «La Francia dice no all’estrema destra. Il fronte popolare e repubblicano ferma l’onda postfascista di Le Pen. Nel loro Paese non c’è spazio per fascisti e estremisti». «Fermati i fascisti», agita simbolicamente i pugni Andrea Orlando.
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Ma in Italia i più contenti, ecco l’altro paradosso, si trovano dalle parti dell’Alleanza verdi e sinistra (Avs) e del Movimento 5 Stelle, fresco di adesione al gruppo “The Left”. Angelo Bonelli sui social intona addirittura la Marsigliese. «Allons enfants de la Patrie Le jour de gloire est arrivè! Contre nous de la tyranniè Questo è dedicato a Meloni e Salvini! Il grande risultato rosso-verde di Nfp in Francia. Uniti si vince. Ora dobbiamo andare avanti in Italia per un’alleanza democratica, antifascista, progressista ed ecologista per cacciare l’estrema destra dal governo in Italia. Chi non comprende che nel nostro Paese è necessaria un’alleanza per mandare all’opposizione la destra non fa gli interessi dell’Italia», scrive il deputato, portavoce di
Europa Verde, una delle due costole di Avs. Chiaro il messaggio: adesso costruiamo un “fronte popolare” anche in Italia. Il suo braccio destro, Nicola Fratoianni, già in estasi per il risultato alle Europee grazie a Ilaria Salis, parla di un Fronte delle sinistre che ha salvato la Repubblica «dall’assalto dell’estrema destra: è una bellissima notizia e anche una indicazione di speranza». Non è un caso che i commenti più entusiasti arrivino da Avs. Luana Zanella, capogruppo a Montecitorio, loda «il coraggio della desistenza», ovvero l’accordo grazie al quale le due formazioni anti-Rn (sinistra e macroniani, alleati tutt’altro che naturali) si sono accordate per il ritirare il candidato peggio piazzato nei collegi. Per una notte passa tutto in secondo piano.
Il grillino Pasquale Tridico se la cava così: «Vive La Republique, Vive Le Nouveau Front Populaire. Tra la destra reazionaria (Le Pen, ndr) e il centro-sinistra liberista (Macron, ndr), il popolo ha scelto la sinistra popolare e progressista». Lui fa da apripista al suo leader, Giuseppe Conte, che sui social si fa sentire subito dopo Schlein. Il capo politico grillino parla di successo per «la proposta popolare e progressista». E allora vale la pena chiedersi perché i due maggiori azionisti del “campo largo”, Pd e M5S, fanno a gara a chi esulta di più per una formula francese che loro spesso non sono in grado di attuare neanche alle Amministrative italiane, come testimonia, solo per restare alle elezioni più recenti, il caso di Bari o delle regionali piemontesi.
SOLLIEVO A BRUXELLES
L’arretramento - rispetto al primo turno - del Rn fa tirare un sospiro di sollievo anche alla nomenklatura europea, terrorizzata da tutto ciò che esula dai rapporti di forza tradizionali. L’ex premier italiano Paolo Gentiloni, commissario agli Affari economici uscente, scrive «vive la Republique» con tanto di emoticon le bandierine europea e francese. Mentre Enrico Letta, ex premier ed ex leader del Pd, ai due vessilli ha aggiunto un cuore disegnato con le mani.
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