Elly Schlein ti rovina le vacanze: parte la "caccia" agli italiani in spiaggia
Elly Schlein vuol far lavorare quelli del Pd. Il che è già una notizia. Alla direzione nazionale del partito, ieri, ha tirato fuori il coniglio dal cilindro: si chiama “estate militante”, che non è nemmeno una gran novità nella politica. Approfittando della necessità di raccogliere firme per il referendum anti Autonomia, la segretaria ha deciso di sguinzagliare i suoi ovunque si trovi un italiano, magari pure in spiaggia, anche a costo di essere mandati al diavolo per molestie.
E siccome le pentole devono avere il coperchio, atto conclusivo dell’estate militante sarà a Reggio Emilia, alla festa nazionale dell’Unità che chiuderà i battenti l’8 settembre. Quelli che vogliono salvare l’Italia celebreranno la morte della Patria. Ma quel che pretende la Schlein dai suoi – già stramorti per i voti che hanno dovuto togliere ai Cinquestelle che non a caso ora tubano con Bonelli e Fratoianni – è roba quasi da killer.
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Basta feste nei grandi centri, che è facile andare dove è tutto ben organizzato. No, fatevi del male, andate anche nei Paesi più piccoli, nelle periferie, nei Paesi della montagna, dove parlerete a vuoto, senza popolo. Ma con gli “alleati” o senza, rimugina in rigoroso silenzio, il dirigente che ascolta la leader? E se poi li spernacchiano, immaginando l’accoglienza da riservare, che so, ad uno come Calenda e non sia mai Matteo Renzi?
E con Rifondazione che facciamo? Elly non ha tempo per spiegare proprio tutto, ai “dettagli” ci pensi la segreteria organizzativa. «Ma di che parliamo, se tutti pensano alla paura della guerra, tra Ucraina e Medioriente?». Quanto rompono, sbuffa la Schlein dentro di sé, ma ora le correnti devo sistemarle io, subito? E datemi tregua. Ovviamente, in pubblico, lodi sperticate alla leader, che non sa quanti compagni della direzione nazionale e poi della periferia sono ancora sposati e di negare le vacanze alla famiglia non ci vogliono proprio pensare.
Comunque, se abbiamo capito bene, mobilitazione contro l’autonomia differenziata e salario minimo (in aggiunta studieranno meglio la proposta di legge sulla sanità respinta per mancanza di coperture finanziarie e di parlamentari dem al momento del voto d’aula). Nulla di nuovo, al fondo della questione, se non il sudore dei militanti che accetteranno di faticare pure dopo la campagna elettorale (una volta queste cose si facevano dopo una sconfitta, per risollevare truppe e morale, capitò ad An dopo le europee del 1999, un capitombolo politico, e si raccolsero le firme per il referendum sulla legge elettorale: mancò lo zero virgola al quorum...).
La Schlein li vuole veder faticare, persino Landini dovrà rinunciare al mare. Un consiglio non richiesto alla leader vogliamo darglielo, perché in fondo si vede la passione per la politica: non si faccia precedere da tutte quelle facce che proprio ieri ha esibito davanti alla Corte di Cassazione per il deposito delle firme referendarie, che il popolo scappa. L’Unione modello Prodi mai più, pare di sentire in giro. E ordini il rogo di tutte quelle delibere di suoi governatori che negli anni chiedevano al governo centrali poteri da trasferire alle regioni proprio nel nome dell’autonomie differenziata.
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Non sia mai che qualche bagnante si faccia venire la strana idea di chiedere a Bonaccini e compagnia perché prima erano favorevoli e ora sono contrari... Magari, sul tema degli alleati, farebbe bene ad ascoltare le parole sagge di Lorenzo Guerini, presidente del Copasir: «Un conto è costruire una coalizione contro, tutt’altra sfida è costruire una coalizione per il governo». E ancora: «Il Pd è invece chiamato a un lungo e paziente lavoro sapendo che costruire una alleanza per competere per il governo del Paese non sarà semplice. Il risultato straordinario alle europee ci chiama a questa responsabilità, con una priorità: perché sia credibile una coalizione deve avere un minimo comune denominatore su questioni essenziali. Mi riferisco, ad esempio, alla politica internazionale, una questione discriminante che entrerà sempre di più nelle dinamiche politiche nazionali. Si possono ottenere successi con un approccio contro, ma non è sufficiente per governare l'Italia», ha aggiunto. Militanti, dunque, non militonti.
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