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Sergio Mattarella, da due anni la sinistra lo tira per la giacca (e resta col cerino in mano)

Tommaso Montesano
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Più le speranze sono frustrate, più lo tirano per la giacca (come da espressione fin troppo abusata nel lessico politico). È questo il destino di Sergio Mattarella. Prendiamo la contestatissima- dall’opposizione parlamentare e “culturale” - riforma dell’autonomia differenziata. Dal giorno dell’approvazione del provvedimento, gli occhi di chi è in cerca di qualsiasi appiglio da utilizzare contro il governo Meloni si sono girati verso il Colle. E qui si arriva alle speranze frustrate. Già, perché il presidente della Repubblica, cui la Costituzione affida il potere di promulgare le leggi (articolo 87), sei giorni dopo il via libera definitivo del disegno di legge governativo ha apposto il sigillo del Quirinale alla riforma. Era il 27 giugno e i cronisti parlamentari annotavano come con quella firma Mattarella avesse di fatto smentito «le ipotesi di un esame non velocissimo» da parte della presidenza della Repubblica. Invece, «come prassi Mattarella ha promulgato la legge in tempi più che ordinari». E allora viene da chiedersi come mai le parole pronunciate dal Capo dello Stato a Trieste due giorni fa in occasione della cerimonia di apertura della 50esima edizione della “settimana sociale dei cattolici in Italia” siano state enfatizzate prima e strumentalizzate poi in funzione anti-Palazzo Chigi. Quasi che Mattarella fosse, come sottolineato ieri dalla premier Giorgia Meloni, il “capo dell’opposizione ombra”. (...)

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