Pd, perché è la sinistra che non riesce a fare i conti col passato
Due storie e due misure. Due movimenti e due modi diversi di fare i conti con il proprio passato. Da una parte Giorgia Meloni e i suoi Fratelli d’Italia. Dall’altra Elly Schlein e il Partito democratico. Ieri, sul fronte destro dello schieramento, è stato un giorno importante. Nessuna “svolta”, certo, che quelle sono già state abbondantemente fatte.
Ma l’occasione per guardare al proprio interno senza sconti. Col coraggio di fare anche autocritica. Il caso è ancora quello dell’inchiesta di Fanpage sui militanti di Gioventù nazionale, movimento giovanile di Fdi, da cui sono emersi casi di antisemitismo e nostalgismo folcroristico. E due sono state le novità significative. Prima la Commissione Segre (quella contro l’intolleranza, il razzismo e l’odio...) ha deciso all’unanimità (quindi con l’ok anche di Fdi) di acquisire i filmati di Fanpage per approfondire quanto emerso e valutare eventuali provvedimenti. Poi, a stretto giro, su questo argomento è arrivata la lettera di Giorgia Meloni indirizzata ai «carissimi dirigenti di Fratelli d’Italia». Alla faccia di chi, a sinistra, parlava di reticenze e tentativi di minimizzare.
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E invece no. La Meloni ha deciso di parlare chiaro, ai suoi ma anche all’esterno. Con rabbia ma anche con orgoglio. La rabbia, spiega, «perla rappresentazione di noi che è stata data dai comportamenti di alcuni giovani del nostro movimento». L’orgoglio per il lungo percorso che è stato fatto e che rischiava di essere sporcato. Non è una svolta, come detto, perché, scrive la premier, «i partiti di destra dai quali molti di noi provengono hanno fatto i conti con il passato e con il ventennio fascista già diversi decenni fa». Ma è un modo per evitare ulteriori equivoci, per prendere definitivamente le distanze da «chi non ha compreso» cos’è e dove sta andando il suo partito: «L’ho detto decine di volte, ma casomai ce ne fosse bisogno lo ripeto: non c’è spazio, in Fratelli d’Italia, per posizioni razziste o antisemite, come non c’è spazio per i nostalgici dei totalitarismi del ‘900 o per qualsiasi manifestazione di stupido folklore. Non c’è spazio per chi recita un copione macchiettistico utile solo al racconto che i nostri avversari vogliono fare di noi». Già, uno dei punti chiave è proprio questo. A furia di sentire la sinistra che dipinge quelli di destra come razzisti, antisemiti e nazistoidi, qualcuno, a destra, sembra aver deciso di interpretare proprio quel ruolo. Il ruolo del “cattivo”. Una cosa stupida, oltre che un clamoroso autogol...
Ma torniamo da dove eravamo partiti. Dal diverso modo di fare i conti con la storia di destra e sinistra. Perché mentre la Meloni ha deciso ancora una volta di dire come la pensa in maniera netta, dall’altra parte prevale la reticenza. Lo ha ricordato, nella sua lettera, anche la leader di Fdi: «Nel 2019 abbiamo aderito con totale convinzione alla risoluzione del Parlamento europeo con la quale si condannavano tutte le dittature del ’900 (nazismo, comunismo e fascismo)». Una risoluzione che, continua, «segna lo spartiacque tra chi ha deciso di lasciarsi alle spalle il passato e chi invece vive ancora di nostalgia e rancore. Ma per noi – a differenza di quanto accaduto in altri partiti politici, che hanno visto alcuni dei loro esponenti astenersi – è stato naturale votarla».
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Già, e dove stavano quelli che non sono riusciti a votare una mozione che criticava anche il comunismo? A sinistra, ovvio, Partito democratico compreso. La stessa cosa, tra l’altro, vale per l’antisemitismo e la Commissione Segre. Il Pd, in questi giorni, è stato molto attivo nel cavalcare l’inchiesta su Gioventù nazionale e nel chiedere alla Meloni di fare pulizia. L’ultimo, ieri, è stato il senatore Francesco Verducci: «Non può esserci la linea della negazione o del silenzio su quanto di così grave emerso grazie a Fanpage». Bene. Peccato che nei mesi scorsi, quando Libero ha chiesto l’intervento della Commissione Segre per i tanti casi di antisemitismo che si sono verificati nelle piazze pro -Gaza (piene di militanti di estrema sinistra), i dem abbiano proprio scelto la linea della negazione e del silenzio. Così come nell’agosto del 2022, poco prima delle elezioni, quando vennero fuori le frasi contro Israele di alcuni giovani candidati del Pd al Parlamento (con uno di loro che ritirò la candidatura). Per non parlare dell’altro esponente under 35 del Partito democratico che celebrava sui social la rivoluzione bolscevica (caso pure questo dell’agosto 2022). Insomma, la linea dei progressisti è sempre la stessa: con nostalgici e antisemiti bisogna essere inflessibili, ma solo se stanno a destra...