Marine Le Pen, la crisi isterica di Repubblica: "Come Berlino 1936"
La prevedibile crisi isterica della stampa italiana di sinistra per la vittoria di Marine Le Pen al primo turno delle elezioni legislative francesi è riassunta al meglio dal terrorismo psicologico di Repubblica. Il quotidiano diretto da Maurizio Molinari, versione staffetta partigiana francese, corre in trincea e lancia una scialuppa di salvataggio ideologica al presidente Emmanuel Macron, leader di Ensemble travolto alle urne dai suoi connazionali.
Come? Proponendo una lunga intervista a Jacques Attali, per 10 anni consigliere politico del presidente socialista Mitterand. Senso del colloquio: se vince la destra di Rassemblement Nationale, le Olimpiadi di Parigi 2024 assomiglieranno a quelle di Berlino 1936. Per chi è a digiuno di storia, ecco la traduzione: il trionfo del nazi-fascismo nel cuore dell'Europa e il preludio agli anni neri di Hitler, Mussolini e Guerra Mondiale.
"Macron vergognoso. Come una Ursula qualunque": presidente travolto due volte
"Ho votato per il Nuovo Fronte Popolare senza indugio. Per me la priorità è evitare che l'estrema destra arrivi al governo in Francia", ammette subito Attali, che appare lontano dal presidente: "Non sono sicuro che (Macron, ndr) ascolti più i miei consigli. Ero contrario all'idea di uno scioglimento dell'Assemblée Nationale, per giunta a poche settimane dai Giochi Olimpici in cui tutto il mondo guarderà alla Francia. Ci proiettavamo verso una festa come i Giochi di Parigi del 1924, adesso rischiamo di avere quelli di Berlino del 1936. Ormai il danno è fatto, speriamo non sia irrimediabile. Detto questo, vedremo se Macron avrà sangue freddo a sufficienza per imporsi come fece Mitterrand" nella circostanza della coabitazione.
La Le Pen vince, "adesso studiare ogni caso". Macron perde la faccia: pronto alla mossa estrema
"Ma nel suo caso c'è già una differenza - aggiunge -. Tutti sanno che non potrà ricandidarsi alla prossima presidenziale. Mitterrand si era ricandidato dopo la prima coabitazione, e durante la seconda era già molto malato e nel governo si era creata una forma di rispetto. Oggi c'è una debolezza oggettiva di Macron che i suoi avversari avranno buon gioco di esaltare. Macron non potrà candidarsi per un terzo mandato. Avrà perso gran parte dei suoi deputati e in sette anni non ha mai voluto costruirsi un vero partito. Quindi aumenteranno le pressioni su Macron affinché lasci. Io ovviamente non me lo auguro. Anzi, penso sia molto importante che non se ne vada: deve proteggere le istituzioni, che sono il vero tesoro della nostra République".
Ovviamente, Attali è d'accordo con la decisione di Ensemble e NFP di attuare un "blocco democratico e repubblicano" contro RN, vale a dire una sorta di patto di desistenza al ballottaggio per favorire nelle singole circoscrizioni i candidati dell'una o dell'altra lista maggiormente in grado di fermare la Le Pen, ritirando i propri rappresentanti. "Questi accordi possono essere la base per larghe intese dopo il voto, in mancanza di una maggioranza assoluta. In questo scenario, il presidente nominerebbe un premier come Monti o Draghi. Purtroppo non sarà facile trovare figure simili nell'establishment francese perché non abbiamo l'abitudine agli esecutivi tecnici". Ma a mali estremi, estremi rimedi. Chissà, magari qualcuno in redazione a Repubblica potrà dare suggerimenti anche all'Eliseo.