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Di Battista-Raggi pronti a un nuovo partito: l'appuntamento del 28 giugno

Francesco Storace
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Alessandro e Virginia presto sposi. Politicamente parlando. Perché prima uno valeva uno e ora loro si sono resi conto che insieme possono valere molto. E chi li frequenta – a garanzia del silenzio di tomba sulla fonte – giura che il partito è pronto. Raggi e Di Battista non staranno fermi di fronte al crollo del M5S, che sentono sempre più lontano e vogliono puntare su una forza politica antisistema vera. A fine giugno la prima prova di piazza, convocata proprio da Dibba. Venerdì 28 si terrà una manifestazione sulla Palestina davanti al Senato alle quale parteciperà anche l’ex sindaca della Capitale. In mano avranno tante firme per il riconoscimento dello Stato palestinese, raccolte dall’associazioni “Schierarsi” di cui è fervente attivista Di Battista e autenticate proprio da Virginia Raggi come consigliere comunale.

La voce della manovra a due risale ai primi mesi dell’anno e anche Libero ne aveva parlato, beccandosi – solo noi per la verità – un tweet di risposta della Raggi: «Voglio tranquillizzare Storace: non sto lavorando a fantasiose scissioni. Più che altro, a proposito di scissioni: chi a parole dice di credere nell’Italia unita, come vive il ddl autonomie della Lega Nord che vuole dividere l’Italia?». Aveva ragione: non ci si scinde da un partito in cui non si crede più, probabilmente. Virginia probabilmente cancellerà dal suo curriculum l’incarico di garante M5S e si tufferà nella nuova avventura, anche se ieri Raggi ribadiva di non voler «insidiare la leadership di Conte. Mi sono limitata a porre dei temi...».

 

 

 

Le europee sono passate con il risultato che si conosce. Il “ddl” della Lega non è più un disegno di legge, ma norma dello Stato. Resta solo il richiamo propagandistico alla cosiddetta “Lega nord” che non è più tale per esplicita volontà del suo leader. Al punto che Bossi ha fatto sapere di aver votato Forza Italia: a Salvini non si può imputare alcuna velleità secessionistica. Ma tutto fa brodo e la Raggi lo dice lo stesso.

Del resto, sia lei che Di Battista sanno di avere davanti a loro un cammino che può essere positivo sfruttando il malessere che serpeggia nei Cinquestelle. Gli stessi movimenti di Grillo degli ultimi giorni hanno elevato la temperatura anche a livello politico e tutti si aspettano conseguenze toste nel Movimento. Giuseppe Conte proverà a blindarsi nel Movimento attraverso un’assemblea costituente, i due pasdaran tenteranno l’assalto alla fortezza dall’esterno. Entrambi sanno di non essere graditi a Conte né alla sua nomenklatura. E anche il carisma di Grillo scricchiola.

Ha fatto non poco rumore il richiamo della neogovernatrice della Sardegna, Alessandra Todde, che ha steso un abbraccio protettivo proprio verso l’ex premier. Qualche giorno prima della manifestazione, Raggi e Di Battista dovrebbero incontrarsi per lanciare una piattaforma, che certo non può fermarsi al sia pure importante tema dello Stato palestinese. Entrambi sanno di avere ancora carisma, anche se l’ex sindaca se ne sta acquattata: la mancata candidatura alle europee brucia e non vuole dare l’idea di lottare per una poltrona in meno. Altro elemento che caratterizza i due è la consapevolezza che dar vita ad una nuova formazione non è impresa facile. Il primo requisito è non essere tacciabile di ambiguità. Il cosiddetto “ritorno alle origini” più volte evocato da Virginia Raggi non può prevedere sudditanze verso il Pd o verso destra, che poi è il rimprovero principale che si muove a Conte.

Un progetto che può avere fascino se sapranno pizzicare le corde giuste della musica cara agli ex grillini. È evidente che Conte tenterà di innescare gli anticorpi, che stanno anzitutto nella fedeltà – almeno per ora – dei parlamentari nominati dal Capo alle politiche 2022. Se l’appuntamento è quello del 2027, Raggi e Di Battista potranno pescare nel Movimento. E per questo Conte litiga con Grillo sul terzo mandato. Non vuole farsi rubare neppure un parlamentare. Ma a far lievitare le preoccupazioni di Conte c’è proprio l’associazione “Schierarsi”: ne è presidente (Dibba è il vice) Luca Di Giuseppe, un altro ex M5s, che nella vita è responsabile commerciale di Camelot. E questa è la piattaforma di Davide Casaleggio (figlio di Gianroberto) e della moglie Enrica Sabatini, un altro pezzo importante della burocrazia grillina che fu, finito molto male con l’ex premier. Dibba, Raggi e Casaleggio junior: «Quanto basta – ha scritto Il Foglio a febbraio- per far arricciare il ciuffo a Conte, diventato padre padrone del M5S, partito quasi personale che guida con pugno duro». Lo scontro sarà da popcorn.

 

 

 

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