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Pd e 5s? Nelle piazze della sinistra il Tricolore non c'era mai

Alberto Busacca
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Guardate le foto di queste manifestazioni della sinistra. Manca qualcosa? Bè, sì: manca la bandiera tricolore. Non che sia strano, diciamo la verità, si sa che ai progressisti nostrani il verde-bianco-rosso non è mai piaciuto granché. Meglio altri vessilli e altri colori. Una volta c’era il rosso delle bandiere del Partito comunista (e pure del Pds e dei Ds), poi sono diventate di moda quelle arcobaleno che fanno un po’ pacifismo e un po’ diritti lgbt, dopo è arrivato il momento del blu stellato dell’Europa per distinguersi da quei cattivoni dei sovranisti-nazionalisti. In mezzo, anche se quasi nessuno se lo ricorda più, ci sono state anche le parentesi del popolo viola e di quello arancione, durati perfino meno delle Sardine (a proposito, che fine hanno fatto?). Insomma, coi progressisti ne abbiamo veramente viste di tutti i colori, ma di verde-bian(l’ordine co -rosso giusto è questo, compagni, prima il verde...) ce n’è sempre stato davvero poco... Proprio per questo motivo è davvero strano, per non dire surreale, che adesso la sinistra si appropri della bandiera nazionale come se fosse una cosa sua

. Ieri, infatti, alla manifestazione giallorossa contro premierato e autonomia, il deputato grillino Leonardo Donno, protagonista suo malgrado (nel ruolo di vittima) della rissa alla Camera della scorsa settimana, dal palco di piazza Santi Apostoli ha tuonato: «Non ci facciamo spaventare. Se sventolare il tricolore è una provocazione, se questo tricolore spaventa le destre, sventoliamolo più forte...» (e giù applausi dalla platea). Un concetto che avevano già espresso in tanti anche dal Partito democratico. Così, ad esempio, Chiara Braga, capogruppo dem alla Camera: «Per Meloni il tricolore è una provocazione. Fa finta di non vedere chi prima ha provocato e poi aggredito. Sono quelli della sua maggioranza, quelli del “presente” e della “decima”. Chieda scusa lei per quegli uomini violenti che hanno offeso le istituzioni sotto gli occhi del mondo».

 

 


Ora, va detto, intanto, che la Meloni, parlando della bagarre alla Camera, ha detto che «è molto grave che ci siano esponenti della maggioranza che cadono nelle provocazioni», ma ovviamente la provocazione non era l’esposizione della bandiera tricolore. La questione, comunque, non è questa. La questione è che i progressisti hanno il vizietto di prendere simboli che dovrebbero essere di tutti e di usarli poi a loro uso e consumo contro gli avversari politici. Il giochino è riuscito con il 25 aprile, ormai da tempo trasformato da Festa della Liberazione a sfilata rossa contro il nemico di turno (Berlusconi, Renzi, Salvini, Meloni...). La stessa cosa hanno poi provato a farla con la Costituzione, spesso sventolata in faccia agli avversari come se la Carta fosse stata affidata dai costituenti esclusivamente a loro. Quest’anno, non contenti, hanno provato a far diventare una data “partigiana” pure il 2 giugno, usando la Festa della Repubblica per una mobilitazione, parole di Elly Schlein, «per la Costituzione e per l’Europa federale, contro questa riforma costituzionale, il premierato, e contro l’autonomia differenziata». Ora l’ultimo atto: il tentativo di appropriazione della bandiera tricolore. Ecco, cari compagni, questo proprio no. È positivo che abbiate iniziato a sventolare il vessillo verde-bianco-rosso, ma non usatelo per le vostre polemiche politiche. Il tricolore non sarà mai una cosa di parte. Tantomeno della vostra parte.

 

 

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