Tommaso Longobardi: "Vi spiego il segreto del successo in rete di Giorgia Meloni"
Il G7 italiano è stato un successo sotto tutti i punti di vista. In primis per Giorgia Meloni, la padrona di casa. Il presidente del Consiglio ha ospitato in Puglia i capi di Stato dei Paesi più influenti al mondo per discutere di tematiche cruciali quali conflitti internazionali, crisi migratoria e intelligenza artificiale. Il premier ha saputo raccontare il summit anche in Rete grazie alla straordinaria macchina guidata dal suo social media manager, Tommaso Longobardi. Romano, classe 1991, dal 2018 è lui il responsabile della comunicazione digital della leader di Fratelli d’Italia. Grazie all’esperienza accumulata nel corso degli anni è riuscito a collocare stabilmente Giorgia Meloni tra i tre politici più seguiti sui social e perfino il patron di X, Elon Musk, si è confrontato con lui quando è andato a Palazzo Chigi. Longobardi, però, non si vanta: «Non mi permetterei mai di intestarmi i meriti del presidente del Consiglio».
Come ha conosciuto Giorgia Meloni?
«La mia storia professionale è iniziata circa 10 anni fa a Milano con la comunicazione digitale della Casaleggio Associati. Dopo un paio d’anni sono tornato a Roma e ho iniziato a collaborare con alcune aziende sempre nello stesso settore. Tra queste c’era un cliente, Giovanni Donzelli, allora consigliere regionale e oggi deputato di Fratelli d’Italia. È stato proprio lui a presentarmi a Giorgia Meloni nel 2017. E da quel momento ho curato la sua comunicazione digitale. Ho iniziato con la prima campagna elettorale, quella del 2018, e ci siamo subito trovati molto bene. Così abbiamo incominciato a costruire questa macchina social vincente».
Quindi si può dire che il successo del premier sia anche merito suo?
«Non mi permetterei mai di intestarmi i meriti del presidente del Consiglio».
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Qual è il risultato del quale va più fiero?
«In politica il primo parametro che dobbiamo analizzare è il responso elettorale, ovvero i voti. Se analizziamo i numeri di Giorgia Meloni in questi ultimi anni, si può sottolineare che la leader di Fratelli d’Italia è sempre stata tra i primi tre politici italiani. Sui numeri siamo in cima alla classifica: abbiamo il post con più interazioni e visibilità di tutta la politica italiana. Tra l’altro, quel contenuto social è direttamente collegato a quello tra Giorgia Meloni e il presidente indiano Narendra Modi che abbiamo pubblicato durante il summit del G7 in Puglia».
Com’è nata l’idea di utilizzare l’hashtag #Melodi?
«L’idea è partita dal viaggio in India del presidente del Consiglio avvenuto lo scorso anno. In quell’occasione Giorgia Meloni ha incontrato perla prima volta il presidente Narendra Modi. E sui social indiani è iniziata a spopolare questa contrapposizione tra i due leader: lei bionda ed europea, lui con tratti tipici indiani. Questa diversità tra i due è piaciuta molto agli utenti indiani e loro stessi si sono divertiti a inventare dei meme che li ritraevano insieme, creando anche l’hashtag #Melodi. Così, quando si sono incontrati di nuovo, il premier gli ha proposto di farsi un selfie insieme. Consapevoli dei numeri social di cui dispone un Paese così popoloso come l’India, abbiamo pubblicato lo scatto usando lo stesso hashtag. E lì è scoppiato il finimondo: quel post su Instagram ha raggiunto circa 2 milioni e mezzo di mi piace, diventando così il primo post per interazioni in Italia».
Questi tipi di post sui social possono contribuire a far avvicinare due Paesi, come Italia e India, così culturalmente diversi tra loro?
«Certamente. Basti pensare che all’ultima manifestazione di Fratelli d’Italia a Piazza del Popolo a Roma erano presenti anche dei sostenitori indiani del premier. C’è un sentimento incredibile nei confronti di Giorgia Meloni da parte di quel popolo. Sia il presidente del Consiglio sia Modi percepiscono il fenomeno #Melodi come uno straordinario strumento di amicizia tra i due Paesi, così come tra i due popoli».
Come si racconta il G7 attraverso i social network?
«Tutti gli eventi più istituzionali sono abbastanza “rognosi” da trattare sui social network. Ma ci deve essere un bilanciamento tra la comunicazione istituzionale e l’informalità, cioè il racconto di cose più leggere come il fenomeno Melodi».
Il racconto del G7 attraverso i social può aiutare i giovani ad avvicinarsi alla politica?
«Assolutamente sì. Dobbiamo riuscire a raccontare questi eventi di importanza globale per coinvolgere ancora di più i giovani e anche coloro che non sono troppo interessati alla politica. Senza però scendere a compromessi sulla comunicazione, perché la linea del presidente del Consiglio deve sempre essere quella istituzionale».
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Tornando invece all’ultima campagna elettorale per le Europee, com’è nato il video del premier con le ciliegie?
«Questa trovata l’abbiamo studiata insieme. Ogni anno ci inventiamo qualcosa di leggero a ridosso del silenzio elettorale. L’obiettivo è quello di produrre un contenuto social che stimoli una discussione tra haters e sostenitori di Giorgia Meloni. Ed è proprio quello che in effetti è accaduto. Perfino l’ex ministro del Movimento Cinque Stelle Danilo Toninelli ha commentato il video su TikTok per attaccare il presidente del Consiglio. Quello delle ciliegie è già il terzo video che facciamo con la frutta. Il primo è stato quello con il carretto di meloni».
C’è un video o un post pubblicato sui social di cui si è pentito?
«No, lo dico con sincerità. Anche dagli errori commessi ho sempre imparato qualcosa per non ripeterli più in futuro».
Che obbiettivo vi ponete per i prossimi anni?
«Vogliamo che la comunicazione del presidente del Consiglio funzioni e che il suo gradimento e la sua popolarità rimangano sempre ai vertici. Ma la cosa più importante è che Giorgia Meloni sia soddisfatta della sua comunicazione e del nostro lavoro. La figura della leader di Fratelli d’Italia merita di essere valorizzata al meglio».
E il premier è soddisfatto del vostro lavoro?
«Spero di sì».