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Igor Iezzi sfotte Donno con un video: "Cade come una pera cotta 10 secondi dopo"

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Una simulazione, bella e buone. Igor Iezzi sceglie un tweet sarcastisco su X per difendersi dalle accuse di Leonardo Donno riguardo alla maxi-rissa alla Camera di mercoledì sera e anzi rilanciare: lui, il leghista, ha effettivamente cercato di colpire con un pugno il deputato del Movimento 5 Stelle, ma non ci è riuscito. E Donno ne avrebbe approfittato per simulare come un calciatore.

Per l'esattezza, "è caduto come una pera cotta 10 secondi dopo che io mi sono allontanato". Su X, si diceva, per rendere plastica l'immagine Iezzi ha condiviso un video sulle peggiori simulazioni della nostra Serie A commentando con un laconico: "E pensare che il parlamentare grillino non era neanche in area". Raccogliendo, come prevedibile, una raffica di insulti social dai sostenitori a 5 Stelle. 

 

 

 

Dal canto suo Donno, intervistato da Repubblica, torna sulla bagarre a Montecitorio e allarga il campo: "Mi hanno preso a calci, un pugno mi ha colpito dritto allo sterno". Il parapiglia si è scatenato quando il grillino ha tentato di avvolgere nella bandiera tricolore il ministro Calderoli durante la discussione sul contestatissimo ddl sull'Autonomia differenziata. "Altro che simulazione - protesta Donno -, ecco il testo: 'Durante la seduta ha ricevuto un colpo allo sterno, presentando difficoltà a respirare per alcuni secondi, senza perdere conoscenza. Trasferito in terapia intensiva, parametri vitali normali'. Dopo 7-8 elettrocardiogrammi, mi hanno anche somministrato un antidolorifico".

Il paradosso è che Donno non accusa direttamente Iezzi: "Non so se sia stato lui, avevo i commessi intorno. Di sicuro mi è arrivato un pugno fortissimo, ho visto proprio la mano che mi colpiva lo sterno. Anche un commesso della Camera ha preso una sberla. Quando sono crollato per terra non respiravo, sudavo tantissimo, mi sento ancora indolenzito. Iezzi della Lega mi ha sfiorato l’occhio con un pugno, questo lo ricordo, e ha tentato di darmene altri 4 o 5, ma non mi pare ci sia riuscito. Ma mica era il solo: c’erano pure Amich, Cangiano e Mollicone di FdI. E un altro leghista, Candiani".

 

 

 

"Roba da squadristi - conclude Donno -. A tutti è capitato di fare a botte, magari, da ragazzi. Ma in Parlamento? È inaccettabile. Dobbiamo forse avere paura di venire qui? Io non ho fatto nulla di violento, volevo dare il Tricolore al ministro Calderoli, che non lo ha voluto. Forse comunicativamente sono aggressivo, ma violento mai. La verità è che me l’avevano promesse, in questi mesi, sia dalla Lega che da FdI".

 

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