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Carola Rackete viene eletta. Ma il suo partito dimezza i voti

Francesco Storace
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 Si incontreranno e si abbracceranno. Parlamento europeo refugium peccatorum: Ilaria Salis e Carola Rackete, onorevoli per grazia (quasi) ricevuta. La prima, liberata dalla galera dalla coppia Bonelli-Fratoianni (specialisti nelle cause strane, vedi Soumahoro), la seconda, sopravvissuta allo speronamento del suo partito in Germania, Die Linke, che ha dimezzato i voti. E tutto ciò ha salvato la capitana che affondava le nostre navi, eletti dall’estrema sinistra tedesca solo in tre, lei compresa. E questo nel momento in cui gli elettori di Germania - ‘sta marea nera... - hanno risposto nein alla sinistra che anche da quelle parti non scherza quanto a vassallaggio dei poteri forti europei.

Da noi la Salis è riuscita ad approdare a Strasburgo ma si è dovuta fare un po’ di galera prima. La Rackete, invece, non poteva vantare un curriculum degno della candidata preferita di Alleanza Verdi-Sinistra. Odiare solo Salvini non bastava. E così le rimaneva esclusivamente il memorabile scontro con il capitano leghista, quando al comando della Sea Watch lei si fece la sua bella notorietà sulla questione dei migranti clandestini, incluso un mirabile speronamento che solo in Italia può essere perdonato dai giudici. Carola ha bussato alla porta dell’estrema sinistra, Die Linke, per tentare di racimolare prima la candidatura e poi l’elezione. Le sono riuscite entrambe le imprese, visto che da quelle parti non stavano certo in overbooking. Risultato: ha portato un po’ di sfiga alla sua forza politica che si è schiantata al 2,7% dei voti, quasi come Calenda e Renzi dalle nostre parti. Scatenati i commentatori, che hanno brindato per la maggior parte all’affondamento, questa volta, della sinistra di Germania. La batosta per Die Linke è stata sonora e, ovviamente, donna Carola se l’è presa con il popolo che ha rimandato indietro i suoi compagni. Perché non si capacita dello «storico spostamento a destra a cui stiamo assistendo e non solo in Germania».

 


Succede, signora mia. E sentenzia: «I partiti di destra hanno guadagnato anche in Italia, Austria e Francia». E pensi, madame, che da noi dicono che la destra ha perso... Ma Carola insiste: «Sembra davvero buio dappertutto». Forse ha un po’ di invidia per i “compagni” italiani. Mentre Die Linke è precipitata dal 5,6% al 2,7 – dimezzata appunto – l’ultrasinistra della Penisola invece ha aumentato i voti, anche se assieme al Pd ha mazzolato più i cinque stelle che le famose destre, passate dal 44 al 48 per cento dei voti. Si racconta anche delle distrazioni della Rackete. Che deve aver sottovalutato l’impegno di una campagna elettorale al punto di tornare in Italia – tra una manifestazione e l’altra – quasi a voler spiegare ai compagni italiani come si prendono i voti... con tanto di consuete prese di posizione pro Salis: «In Ungheria, sotto l’amico di Meloni, Orbán, lo stato di diritto viene calpestato... Ha trascorso un’incredibile quantità di tempo in isolamento ed è stata umiliata in tribunale... dovrebbe essere rilasciata immediatamente». In effetti, Salis ha avuto la possibilità di essere liberata con la spregiudicata campagna elettorale organizzata con successo da Bonelli e Fratoianni – che avevano già dimostrato le loro capacità con Soumahoro – mentre Carola ha dovuto penare non poco. A Strasburgo le due si incontreranno e speriamo non facciano altri guai. Nel suo commento al voto la Rackete, ovviamente, non ha rinunciato al solito sfogo contro Matteo Salvini: «Vogliamo che coloro che sono a favore dei diritti umani e della giustizia climatica siano in maggioranza, o lasceremo la decisione alla destra e ai fascisti? È una questione semplice che dobbiamo affrontare». Un interrogativo che oggi, soprattutto dopo la delusione elettorale delle sinistre in tutta Europa, assume un significato quasi grottesco.

 

 

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