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Salvini: "La Lega è e sarà un partito nazionale. Bossi? Scelta senza precedenti"

Fabio Rubini
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Le scelte politiche del suo segretario e la pressione mediatica sul partito, rendono l’analisi del voto della Lega alle Europee particolarmente importante. Per questo siamo andati direttamente alla fonte, con un’intervista a tutto campo al leader del Carroccio Matteo Salvini.

Ministro, come giudica il risultato elettorale?
«I numeri parlano chiaro, positivo per la Lega e per tutto il governo, tutti i partiti del Centrodestra sono cresciuti rispetto alle Politiche. Poi, ovviamente, punto sempre a fare di più e meglio: ma considerando che da mesi sinistre, tivù e giornali pronosticavano la fine della Lega, per l’ennesima volta sono rimasti delusi. Faccio i complimenti a Giorgia Meloni e ad Antonio Tajani, e anche al generale Vannacci che ha superato le 500.000 preferenze con la Lega, un risultato straordinario».

 

 

 

Per molti Roberto Vannacci è stata la grande sorpresa di queste europee. Non per lei, evidentemente... Avete già deciso dove far scattare il suo seggio?
«Ci ragioneremo nei prossimi giorni, intanto la risposta del popolo ha fatto giustizia di tante chiacchiere e attacchi che la sinistra, con la bava alla bocca, ha portato avanti per mesi. Ha raccolto il consenso di tanti leghisti e di tanti italiani che votavano Lega per la prima volta».

La candidatura di Vannacci ovunque, quella della Cisint nel Nord-Est e Sardone capolista nel Nord-Ovest, si sono rivelate scelte vincenti, anche se in alcuni casi hanno fatto storcere il naso all’interno del movimento...
«Chi prende i voti vince, il resto è aria fritta. Diciamo che leggere sui giornali, il sabato del voto, che l’ex segretario della Lega Bossi avrebbe votato per un altro partito è stato surreale, non penso sia mai accaduto. Uno sgarbo a me? No, una mancanza di rispetto nei confronti di tutti i militanti e i sostenitori della Lega, gente che sacrifica i fine settimana, il lavoro e la famiglia per fare crescere la Lega, per stare ai gazebo e ai seggi, per andare in consiglio comunale o alle manifestazioni, e merita rispetto, serietà e gratitudine. Faremo quello che sarà giusto fare, per rispetto di queste migliaia di straordinari leghisti che, senza chiedere nulla in cambio, si dedicano alla loro comunità. Faccio i complimenti ai leghisti che hanno deciso di candidarsi, eletti o non eletti, dimostrando coraggio, cuore e passione».

A questo punto Bossi e chi si è schierato con lui rischia l'espulsione?
«Ascolterò i militanti, di certo siamo di fronte a una scelta senza precedenti. E lo dico con la serenità di chi ha sempre avuto parole di massima stima e comprensione per Bossi, come è giusto che sia, tanto da citarlo più volte anche nel mio ultimo libro che gli ho dedicato. Ai suoi tempi, si veniva espulsi per molto meno, ascolterò e valuterò».

Torniamo al voto. Tutti e tre i partiti che compongono il governo sono cresciuti nei sondaggi. Come si spiega questo risultato in controtendenza con il resto d’Europa?
«Governiamo bene, siamo credibili, abbiamo una identità chiara. E questa percezione ha avuto ricadute positive anche sulle amministrative, dove la Lega ha confermato il proprio radicamento soprattutto nei comuni medio-piccoli: solo in Lombardia, per esempio, su 17 candidati sindaci Lega nei paesi fino a 15mila abitanti ne abbiamo eletti 15, conquistando anche nuovi Comuni dove eravamo all’opposizione. In Veneto abbiamo un saldo positivo di 26 nuovi sindaci. E che dire delle vittorie al primo turno dei sindaci leghisti in comuni come Ferrara e Forlì, zone fino a poco tempo fa e per decenni rosse? Dove governa, la Lega fa la differenza».

Il sorpasso di Forza Italia ai vostri danni (di appena uno 0,62%) potrà cambiare gli equilibri di coalizione anche a livello locale?
«Assolutamente no, anche considerando che Forza Italia includeva i Moderati di Lupi, così come io ringrazio gli amici dell’UDC e del Partito Liberale per il sostegno che hanno dato ai nostri candidati. Cresciamo tutti, bene così, noi con 8 eletti a Strasburgo, gli amici di FI con 7».

Nemmeno se Meloni o Tajani dovessero in qualche modo decidere di sostenere un mandato bis di Ursula von der Leyen?
«Non voglio credere che partiti di centrodestra possano votare insieme ai socialisti, i popoli di tutta Europa hanno votato per il cambiamento. Mercoledì sarò a Bruxelles per parlare con gli alleati del gruppo Id di cui fa parte la Lega, tra cui Marine Le Pen, e valuteremo il da farsi».

Quale sarà il posizionamento e l’atteggiamento della Lega all’interno del prossimo parlamento europeo? E secondo lei, visti i rapporti di forza mutati, ci sarà un’apertura ad Id, che nella passata legislatura è stata quasi sempre tenuta ai margini?
«Mi auguro di sì. È una strada obbligata, quella del Centrodestra unito, se vogliamo tutelare famiglie e imprese italiane ed europee dai deliri degli eco-estremisti e delle sinistre. Pensare che Ursula von der Leyen sia la soluzione del problema, mentre è parte del problema, sarebbe un grave errore».

 

 

 

I “bombaroli” come lei li ha chiamati in campagna elettorale, hanno preso una bella scoppola elettorale. Una risposta a chi vorrebbe esacerbare il conflitto tra Ucraina e Russia?
«Il popolo va sempre ascoltato, quando si esprime. E la scelta degli elettori europei è stata inequivocabile. A casa Macron, Scholz e la loro pericolosa smania di guerra».

Subito dopo il risultato lei ha confermato che «il futuro della Lega è nel partito nazionale». Ci sarà una riorganizzazione del partito in vista del congresso federale in autunno, nel quale lei ha già detto che si ricandiderà?
«Basta guardare i dati: la Lega ha raccolto percentuali importanti nel Sud. In Calabria, per esempio, siamo al 9%, in Molise addirittura al 17%. Altrettanto buono il 15% in Friuli Venezia Giulia e gli ottimi risultati in diverse province della Lombardia e del Veneto, nella settimana (questa) in cui finalmente voteremo l’autonomia, un passaggio di modernità ed efficienza per tutta Italia».

 

 

 

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