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Sinistra, ecco il loro piano-casa: immobili requisiti e affitti non corrisposti

Daniele Dell'Orco
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Non essendoci alcun soviet in Italia, gli espropri proletari marxisti-leninisti non si possono fare, ma il sogno della sinistra di disporre delle proprietà immobiliari come meglio crede l’ha realizzato lo stesso. Come? Creando negli anni una costellazione di occupazioni abusive, morosità e assegnazioni arbitrarie di alloggi popolari. In Italia gli immobili sottratti alla giurisdizione dello Stato sono in totale almeno 50mila. A gestirne una fetta c’è la criminalità organizzata. Un’altra è in mano alle bande di extracomunitari. Un’altra ancora agli antagonisti rossi, che nei beni comuni organizzano rave, fatturare illecitamente grazie ai giri di alcol e droghe, offrino posti letto alle Ilaria Salis di turno.

Tutto ciò, talvolta, col supporto, anche economico, di amministrazioni comunali amiche. I singoli casi sono infiniti. L’epicentro è ovviamente Roma, con i suoi immobili demaniali inutilizzati prede facili degli antagonisti e dei sedicenti “movimenti per la casa” che però sono tutt'altro che laici.

L’hanno dimostrato la passata presenza in Comune dei vari Nunzio D’Erme o Andrea Alzetta, occupatori di professione, o la più recente elezione con l'attuale sindaco Pd Roberto Gualtieri dei consiglieri Alessandro Luparelli e Michela Cicculli. Il primo viene dal centro sociale occupato “Spartaco” nel quartiere Quadraro, la seconda vanta oltre dieci annidi attivismo nei centri “La Strada” di Garbatella e “Lucha y Siesta”, frutto dell’occupazione di uno stabile dell’Atac. Per tentare di facilitare il compito a quest'ultimo, l’edificio è stato comprato all’asta dalla Regione Lazio all’epoca guidata dal governatore dem Nicola Zingaretti.

Perché il mutuo soccorso rosso si manifesta anche così: i sovversivi occupano, gli amichetti nelle istituzioni mediano, lo Stato paga e ci rimette due volte. Lo schema funziona benissimo anche in Campidoglio. Gualtieri, nel decreto Agosto 2020, nel pieno della pandemia, non ebbe vergogna nello stanziare 900mila euro per sostenere un’altra succursale della sinistra, la “Casa delle Donne” a Trastevere. Il Campidoglio ha poi provato a comprare anche lo “Spin Time”, noto per il clamore destato dal gesto del cardinale elemosiniere del Papa, Konrad Krajewski, intervenuto di persona nello stabile, dove circa 400 persone erano rimaste senza corrente, per riattaccare i contatori.

Ma del resto l'influsso di certi ambienti sulla politica dem romana è stato certificato anche dalle indicazioni dettate via chat sul “Piano Casa” direttamente all'assessore Tobia Zevi da Luca Fagiano, uno dei più esposti leader dei movimenti per la casa nonché abitante del San Michele, l’ex Ipab di Tor Marancia occupato. In totale, fra 190 associazioni attenzionate dalla Procura di Roma almeno 14 sono nella rete dei centri sociali e altre realtà vi si sovrappongono in vari modi, anche solo spalleggiandosi a vicenda: quando uno è in difficoltà, arrivano occupanti da tutta la città per difenderlo.

A Milano gli esempi più noti sono il “Cantiere San Siro”, il “T28” in zona Pasteur, “Il cuore in gola” ai Navigli e l'Ater occupato in zona Corvello (entrambi bazzicati dalla Salis). Ma soprattutto il “Lambretta”, regolarizzato dal Comune di Milano che l’ha riassegnato in una sede nuova di pacca in zona Crescenzago. A Torino, per bloccare un finale analogo, con la Giunta Pd (sorpresa!) intenta ad istituzionalizzare i teppisti di “Askatasuna”, è dovuta intervenire la Regione Piemonte, con l’Assessore di Fdi Maurizio Marrone che ha introdotto una norma specifica per bloccare il tutto.

Nella rossa Emilia-Romagna, poi, è già tanto che la proprietà privata esista. I presidi occupati, o comunque in mano ai centri sociali, sono così tanti che esiste una pagina specifica sul sito “Anarcopedia”: se ne contano circa 60. Del resto Emily Clancy, vice-sindaco di Bologna, disse appena eletta: “Personalmente ho sempre visto valore in molte occupazioni”. E voti.

C'è infine tutto il tema legato alle morosità. La più clamorosa fu quella saltata fuori lo scorso anno a Torpignattara, sempre a Roma, dove la sezione del Pd aveva accumulato morosità col condominio per circa 1500 euro. Ma, consultando i dati dell’Ater, si scopre che su 54 sedi di partito basate in alloggipopolari, 47 sono gestite da sigle di partiti di sinistra (dal Pd in giù). Di queste, 38 sono morose: «L’ente è stato costretto a proporre un piano di rientro in 10 anni, un’eccezione che tra l’altro si fa solo quando c'è di mezzo la sinistra», dice Federico Rocca, consigliere comunale capitolino di Fdi. Ecco, che almeno però paghino.

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