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Elly Schlein, quel silenzio imbarazzante sul "centrodestra come la mafia"

Elly Schlein

Lorenzo Mottola
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Parola di Elly Schlein: "La piazza del Pd è stata sempre 'per' qualcosa, prima di essere 'contro' qualcosa o qualcuno". Sempre Elly Schlein: "Per chi ricopre cariche il linguaggio è importantissimo". E ancora Elly Schlein, all’epoca delle primarie: "Questo è quello che siamo e che saremo nei prossimi anni: plurali, larghi, aperti. Generosi". Certo, generosissimi. Poi è arrivata la campagna per le Europee e l’armocromia dello scontro ha suggerito toni molto diversi. La giovane politica educata nei migliori istituti svizzeri ha smesso i panni della timida nerd che parla per metafore riferite ai videogiochi e s’è adattata al clima da taverna imperante tra i compagni.

Tutto è lecito, insulto compreso. Elly l’altro giorno a Bari non ha fatto mezza piega mentre il sindaco - candidato alle Europee - tuonava al suo fianco dal palco accusando il Centrodestra di essere "come la mafia". È rimasta impassibile, “sguardo al chilometro” come un reduce del Vietnam. Ed è difficile non notare che nessuno a destra s’era permesso di arrivare a tanto quando il governatore Michele Emiliano aveva raccontato (in una quindicina di versioni diverse) dei suoi incontri con i boss della piazza di Bari e Decaro stesso.

 

Esistono dei limiti. A sinistra si montano bufere politiche per qualsiasi frase pronunciata da oscuri consiglieri di zona o candidati in Comuni sperduti. Qui invece parliamo di calibri pesanti. Decaro si mostra al fianco della Schlein, ma notoriamente sogna di farle le scarpe e di guidare un giorno il Pd. Un po’ come un tempo forse faceva Vincenzo De Luca, protagonista dell’altra storia di insulti che ha coinvolto di recente il Pd e il Centrodestra. Parliamo del termine "stronza" riferito a Giorgia Meloni. E anche in quel caso quando il premier si è preso la sua ironica vendetta autodefinendosi "la stronza" davanti al governatore il segretario Dem ha accusato il premier di usare un episodio di fatto insignificante per tornaconto elettorale. "Il linguaggio è importantissimo", diceva la Schlein. Della coerenza, invece, chissenefrega.

 

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