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Ilaria Salis, illegalità e degrado: ecco lo stabile a Milano (per cui non paga l'affitto)

Andrea Muzzolon
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Da una parte i modernissimi edifici che ospitano gli uffici di grandi società e le aule della prestigiosa Nuova Accademia delle Belle Arti (NABA). Poco più in fondo, la discoteca Apollo, frequentata da migliaia di ragazzi di tutta la città. Dall’altra parte della strada, attraversando le strisce pedonali, si viene catapultati in tutt’altro quartiere. Il lusso caratteristico della zona dei Navigli lascia spazio a una lunga schiera di case popolari. Graffiti che portano la firma di anarchici e centri sociali imbrattano i muri di tutti gli stabili, contribuendo a creare quell’aura di degrado e abbandono che abbraccia in una morsa fatale gli inquilini onesti a cui è stato assegnato un alloggio dopo anni di attesa. Eppure siamo lì, a pochi passi da una delle zone più gettonate della Milano di oggi: camminando circa cinque minuti si è sulla Darsena.

Qui, stando a quanto risulta dalle carte dell’Aler - la società che gestisce gli alloggi popolari per conto di Regione Lombardia-, aveva deciso di mettere radici Ilaria Salis nel lontano 2008. Ma di lei sembra non esserci più traccia da tempo. Tanti inquilini dello stabile sembrano conoscerla di 'fama', ma non di persona. Del resto, sono passati tanti anni e l’appartamento potrebbe essere passato di mano in mano, di kompagno in kompagno. Sicuramente, non è passato a una famiglia bisognosa che si era messa in fila per ottenere una casa popolare. Ma la cosa non sembra stupire gli inquilini del palazzo. Come racconta una signora che abita nello stabile, la situazione è ormai fuori controllo: del numero delle case occupate si è perso il conto e non stupirebbe nessuno se la Salis avesse transitato per un certo periodo di tempo nel cortiletto che si apre dietro al portone di via Borsi 14.

Osservando il via vai di persone che entra ed esce dal palazzo, si riesce a intercettare un po’ di tutto: signore anziane che portano a passeggio il cane, qualche famiglia per lo più straniera - e tanti ragazzotti un po’ trasandati che, probabilmente, fanno parte dei centri sociali di cui la Salis è l’eroina e la condottiera. Se poi tutti loro risiedano davvero lì è difficile da capire. Del resto, introdursi nello stabile non è un’ impresa così difficile: il portone è aperto dalla mattina alla sera e la custode, stando al racconto di chi abita lì, è assente ormai da tempo per problemi di salute. Fin dai primi passi è chiaro come qualcosa non vada: le cassette della posta sono malconce, mezze aperte mezze forzate, e nel piccolo corridoio che porta al cortile interno la fa da padrone un odore un po’ stantio. Percorrendo i vialetti interni, si riescono a raggiungere i portoni d’accesso alle otto scale che compongono la struttura. In fondo, sulla sinistra, la famigerata scala E dove si colloca l’appartamento assegnato e, stando alle carte dell’Aler, non ancora saldato dalla candidata di Alleanza Verdi Sinistra.

 

 

Su tanti balconi campeggiano tendoni quasi a voler nascondere gli oggetti ammassati. Gli infissi sono rovinati, se non distrutti, e da alcune finestre si sente musica ad alto volume che, inevitabilmente, finisce per entrare nei salotti di tutti quelli che hanno un affaccio sull’interno. Sembra quasi un curioso scherzo del destino, un beffardo gioco della sorte, ma analizzando i nomi sui citofoni salta subito all’occhio quello di uno dei potenziali vicini di casa di Ilaria Salis: 'Meloni'. Proprio come il Presidente del Consiglio, sua avversaria alle prossime elezioni europee, ma anche una delle sue uniche speranze di tornare presto in Italia.

 

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