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Capezzone: "Decaro e la destra come la mafia? Era lui che bussava"

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"Più petardi che bombe". Daniele Capezzone chiude con una certa soddisfazione questa campagna elettorale per le elezioni europee, arrivata alle battute finali. 

"Ognuno ha detto la sua e se Dio vuole è finita", premette il direttore editoriale di Libero nella sua rubrica "Occhio al caffè", la rassegna politicamente scorrettissima di oggi. "Primo taglio, anzi taglietto, sui tassi della Lagarde, che incassa molte critiche. Ma la cosa che vi svolterà la giornata è un professore bocconiano sul Quotidiano nazionale, e quando arriva un professore bocconiano c'è da tremare...". 

Decaro spara contro il centrodestra, "come la mafia". "Ma erano Emiliano e lui, e il problema lo sollevà Emiliano sparandosi sui piedi, ad andare a bussare alla porta della sorella del boss Capriati...". Duomo di Milano profanato dalla bandiera palestinese, continua il silenzio. "Ad Avvenire manco un chierichetto hanno trovato per dire che queste cose non si fanno. Giornali di centrosinistra? Niente. Quando l'Occidente è sotto attacco, vengono tutti fuori al naturale".

Quindi il ritorno di Antonio Scurati ("Quello che dice e non dice su Matteotti") e la tradizionale pagina sul fascismo di Repubblica, "che ripesca una vecchia chat tra il capo ultrà della Lazio Diabolik, con significativo curriculum penale, ucciso, e l'attuale speaker del ministro Lollobrigida. Viene sparata a poche ore dall'elezione per dire guardate come so' cattivi". Si chiude con  lo scoop di Libero su Ilaria Salis, candidata Avs e antifascista "abusiva e morosa".

 

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