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Matteo Salvini: "Armi all'Ucraina ma con la garanzia che siano per la difesa"

Fabio Rubini
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Matteo Salvini, viceministro con delega Trasporti e Infrastrutture e leader della Lega ha accettato di rispondere alle nostre domande, alla vigilia del voto. In questa intensa chiacchierata Salvini parla di politica internazionale, interna e della sua (e del Carroccio) visione del futuro del Paese e dell’Europa. Lo ha con la consueta chiarezza, senza mezze parole e parlando chiaro agli elettori.

Ministro, si è sentito al telefono con Donald Trump. Oltre alla solidarietà per le note vicende giudiziarie, avete parlato anche di politica? Del ruolo che una nuova amministrazione Trump potrebbe avere sui teatri di guerra?
«Sono certo che una vittoria di Trump garantirebbe maggiori chance per la pace, a partire dal conflitto in Ucraina, senza dimenticare i famosi Accordi di Abramo del 2020 con cui aveva svelenito il clima in Medio Oriente. Ci siamo ripromessi di vederci presto, auspico già nei prossimi mesi».

L’asse Salvini-Trump potrà portare benefici all’Italia? Avete parlato anche di questo o è prematuro?
«No, ci siamo salutati e ringraziati per lo scambio di gentilezze. Io l’ho difeso per quella che ritengo essere una persecuzione giudiziaria nei suoi confronti, lui ha avuto la cortesia di rispondermi per iscritto».

 

 



La candidatura di Vannacci ha fatto molto rumore. Secondo lei cosa fa davvero paura agli avversari del generale e della Lega?
«Il generale Roberto Vannacci è un servitore dello Stato, un uomo coraggioso che ha combattuto in mezzo mondo guardando negli occhi la ferocia dell’estremismo islamico. La sua è una candidatura indipendente, ma siamo orgogliosi di averlo con noi: condividiamo molte battaglie e la determinazione a cambiare questa Europa. A sinistra hanno preferito puntare su Ilaria Salis, accusata di essere andata a caccia di militanti di destra in Ungheria. Contenti loro... aggiungo che Vannacci ha le idee chiare sulla famiglia, nucleo fondamentale della nostra società, e di questi tempi non è poco».

Secondo lei l’Europa sta facendo troppo poco per la pace tra Ucraina e Russia?
«Sì, e pulsioni belliciste come quelle di Macron o Scholz avvicinano la Terza guerra mondiale anziché il cessate il fuoco. Bene fa il governo italiano a predicare prudenza: la Lega non voterá più l’invio di armi in Ucraina senza la garanzia che siano solo ed esclusivamente per difesa».

Nel centrodestra ci sono un po’ di fibrillazioni sulle alleanze post voto. Verosimilmente si riuscirà a trovare una quadra per un centrodestra unito anche a Bruxelles?
«Me lo auguro, nel solco di quanto predicato da Silvio Berlusconi. Il centrodestra ha il dovere di unirsi per battere la sinistra, ed evitare che a Bruxelles possano governare i socialisti, gli eco-estremisti o gli irresponsabili che vogliono sparare in Russia. Chi dice “mai con la Le Pen” e preferisce allearsi con Macron, non fa un dispetto a Salvini bensì un danno all’Italia.

Facciamo un gioco: poniamo che lunedì gli elettori consegnino a Bruxelles una maggioranza di centrodestra. Quali sono le prime cose che Parlamento e Commissione dovranno fare?
«Gliene dico cinque. Primo: azzerare tutte le ipotesi di intervento militare in Russia. Secondo: cancellare il divieto di produzione per veicoli benzina e diesel dal 2035. Terzo: azzerare la direttiva casa che rischia di stangare il patrimonio immobiliare italiano. Quarto: intervenire sulla difesa dei confini. Quinto: applicare generale buonsenso, evitando forzature come quella sui balneari».

Dopo la vicenda dei dossieraggi, un altro esponente della Lega, Claudio Durigon, è finito al centro di una vicenda poco chiara con un furto di identità e l’apertura a Londra di una società a suo nome. Secondo lei c’è un disegno per colpire la Lega?
«Sono seriamente preoccupato, perché è evidente che c’è un sistema organizzato e pericoloso deciso a colpire la Lega. Anche attraverso servitori infedeli dello Stato, come il caso delle intercettazioni a strascico che hanno coinvolto decine di leghisti e di persone a me vicine. $ un vero e proprio attacco alla democrazia».

Dalla Sardone alla Cisint e buon ultima la Tovaglieri, sono sempre di più gli esponenti della Lega finiti nel mirino degli islamici...
«È uno dei grossi problemi che l’Europa non ha mai voluto vedere. Da una parte c’è la sinistra che nega l’evidenza, affermando che non c’è un rischio di estremismo islamico. Dall’altra c’è chi - come alcune scuole- cancella Dante o le feste religiose per non irritare i musulmani. Sono orgoglioso delle donne e degli uomini della Lega che non arretrano. E aggiungo: il pericolo islamico è strettamente legato al crescente antisemitismo che sta lievitando anche in Europa».

Ieri durante la conferenza alla stampa estera è stato contestato da attivisti che vorrebbero la cannabis libera. Lei che ne pensa?
«Assolutamente no. Mi inorridisce lo Stato spacciatore. Se si deve usare la cannabis per scopi terapeutici sono d’accordo, ma non può mai essere ritenuta un passatempo: sarebbe una follia a cui mi oppongo e mi opporrò sempre».

Nelle ultime settimane l’aria attorno alla Lega sembra mutata. In positivo. Secondo lei cosa ha fatto cambiare idea agli elettori?
«Sono convinto avremo un ottimo risultato: dalla pace al decreto salva casa, dallo stop agli autovelox truffa alla difesa delle auto degli italiani contro l’elettrico cinese per legge. Gli italiani possono apprezzare la nostra concretezza, testimoniata anche dall’assunzione di oltre 15mila donne e uomini delle forze dell’ordine nel 2023».

L’ingresso nel governo Draghi è stato un calice amaro da bere, ma necessario. In quelle condizioni e in quel contesto storico rifarebbe quella scelta? O farebbe come chi ha preferito starne fuori e incassare elettoralmente?
«La storia non si fa con i se e con i ma: all’epoca dirigenti e amministratori della Lega spinsero per il sostegno al governo Draghi così da evitare che tutte le forze di centrodestra venissero escluse dalle decisioni importanti. Ne abbiamo avuto un danno elettorale, ma probabilmente abbiamo evitato guai peggiori per il Paese».

Col piano casa, il nuovo codice degli appalti e quello stradale che è in fase di approvazione, lei ha realizzato un’autentica rivoluzione. Il tutto in poco meno di due anni. Ne restano altri tre per finire la legislatura. Quali sono i prossimi obiettivi da raggiungere?
«Vogliamo completare l’ammodernamento dell’Italia: abbiamo 4mila cantieri in tutta Italia, tra opere stradali Anas e ferroviarie, e da qui al 2032 potranno diventare realtà opere come il Ponte sullo Stretto, la Metro C a Roma, la diga Forsnea di Genova e il terzo valico, la Tav. Entro la fine della legislatura, puntiamo a cancellare la legge Fornero col ritorno a Quota 41 e con il rafforzamento della flat tax».

Si parla molto di un eventuale incarico europeo per Giorgetti. Fantasie o c’è qualcosa di vero?
«Fantasia assoluta. I giornalisti di sinistra confondono i propri desideri con la realtà».

Alcuni osservatori vedono nelle europee una sorta di punto di svolta della sua segreteria. All’orizzonte però non si scorge un dopo-Salvini... Che farà il 10 di giugno?
«Mi preparerò per affrontare gli eventuali ballottaggi e per preparare al meglio la conversione del decreto salva-casa come già annunciato dalla Lega. Senza dimenticare che in autunno ci sarà la sentenza nel processo dove rischio fino a 15 anni di carcere per aver difeso i confini italiani dall’immigrazione. Ecco, Ursula von der Leyen non ha combinato nulla di buono sul controllo dei confini, e infatti ha lasciato da sola l’Italia e Lampedusa in particolare, mentre io da ministro ho ottenuto risultati e ne pago le conseguenze. Non è ancora il momento di riposare».

 

 

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