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Riccardo Magi in Albania, "Mi hanno aggredito". Edi Rama: "Hanno fatto il loro lavoro"

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"Abbastanza provato, sono stato aggredito e strattonato, ho graffi e lividi sul corpo". Sono le parole di Riccardo Magi, il deputato di +Europa protagonista ieri in Albania di un faccia a faccia con la sicurezza del governo albanese, in occasione del sopralluogo della presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel cantiere del futuro centro per migranti.

"Sono arrivato a Shengjin con l'intenzione di fare, come da prerogativa parlamentare, una visita ispettiva, visto che quel luogo, in base alla contraddittoria legge approvata, è sotto la giurisdizione italiana - spiega Magi in una intervista a La Stampa -. Ma mi sono subito accorto che non era un'occasione istituzionale, ma elettorale".

 

 

 

"A fine evento volevo mostrare il mio dissenso per una giornata in cui Meloni si è tolta il cappello da presidente del Consiglio e ha messo quello da candidata. Così mi sono messo in mezzo strada con il cartello 'Hotspot elettorale con un miliardo di euro dei cittadini'. Subito sono intervenuti degli agenti di sicurezza albanesi. Mi sono venuti addosso in maniera decisa e manesca, nonostante avessi detto di essere un parlamentare" ha continuato.

"Ho dei graffi sotto il braccio e sul fianco. Come ho detto a Meloni, se hanno fatto questo a me, un parlamentare, davanti alle telecamere, figuriamoci cosa potranno fare ai migranti. Che, ricordiamolo, arriveranno lì come naufraghi dopo essere stati salvati dalle autorità italiane" ha proseguito Magi. La presidente del Consiglio, ha concluso, "si è fermata e ha detto: 'Lasciatelo stare'. Ma poi ha ironizzato sui 'poveri cristi', cioè sui migranti. Lo trovo sconcertante". 

 

 



Se sempre su La Stampa arriva la risposta indiretta del premier albanese Edi Rama, socialista, alle accuse di Magi: "Le mie forze di sicurezza, come quelle degli altri capi di governo, fanno il loro lavoro. A New York, un albanese mi è venuto dritto addosso, gridando il mio nome. Le guardie americane lo hanno sdraiato per terra in un attimo. Non era un aggressore, voleva solo farsi un selfie. Poi, mi hanno spiegato che hanno reagito da manuale, niente da fare". "La responsabilità della sicurezza nei centri è delle autorità italiane - dice infine - Se poi ci sarà bisogno, le nostre forze dell'ordine faranno la loro parte" mentre il personale italiano "sarà tutto dentro il perimetro degli hotspot". 

 

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