Europee, allarme per l'astensione? Il voto elettronico è la soluzione
Alle imminenti elezioni europee, il primo partito sarà quello dell’astensione. I dati sull’affluenza alle urne sono impietosi: progressivamente sempre più persone non vanno a votare.
Da qui la necessità di coinvolgere maggiormente la collettività nella gestione della cosa pubblica. La via per riportare le persone a votare è sicuramente quella di ampliare le modalità di voto istituendo il voto elettronico a distanza e la digitalizzazione del procedimento elettorale. Vi sono anche le indicazioni dell’Unione Europea al riguardo: con la Comunicazione n. 118 del 9 marzo 2021 dal titolo 2030 Digital Compass: the European way for the Digital Decade, la Commissione europea ha presentato gli indirizzi per la trasformazione digitale dell’Europa entro il 2030. L’obiettivo è garantire che entro il 2030 la vita democratica e i servizi pubblici online siano completamente accessibili a tutti, comprese le persone con disabilità, anche attraverso il voto elettronico che incoraggerebbe una maggiore partecipazione dei cittadini alle decisioni sulla cosa pubblica.
Nel nostro ordinamento la sperimentazione del voto elettronico è stata prevista dalla legge di bilancio 2020 (art. 1, commi 627-628, L. 160/2019) che ha istituito il Fondo per il voto elettronico. La sperimentazione è riferita al solo voto degli italiani all’estero e degli elettori temporaneamente fuori dal comune di residenza per motivi di lavoro, studio o cure mediche. Le modalità attuative di utilizzo del Fondo e della relativa sperimentazione sono state delineate da un decreto del Ministro dell’Interno 9 luglio 2021 che ha approvato le linee guida per la sperimentazione di modalità di espressione del voto in via digitale. Naturalmente, si tratta di aspetti tecnici di estrema delicatezza e complessità che si riflettono sul rispetto dei princìpi costituzionali di segretezza e di personalità del voto, sulla necessità di assicurare il corretto computo dei suffragi ai fini della proclamazione ufficiale degli eletti, sull’eventuale contenzioso e sulla correlata necessità di estrarre tutti i dati che hanno portato alla formazione dei risultati ufficiali. Ma dato che il voto elettronico è stato introdotto con successo in molti paesi (Stati Uniti, India, Brasile, Norvegia, Francia), è possibile replicare il modello anche da noi, ponendolo come un’opzione al sistema di voto tradizionale, che faciliterebbe quanti si trovano, per diverse ragioni, impossibilitati ad esprimere fisicamente il voto.
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D’altronde, da noi il processo di digitalizzazione della società e della pubblica amministrazione è ormai avanzato, basti guardare la diffusione dello Spid in Italia (nel 2024 oltre il 60% della popolazione possiede lo Spid, con più di 36 milioni di identità digitale rilasciate) e certamente le consultazioni elettorali dovrebbero contemplare il voto elettronico proprio allo scopo di riportare le persone a votare.
di Pieremilio Sammarco
*Professore Ordinario di Diritto Comparato.
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