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Ignazio La Russa contro Vannacci: "Non avrei citato la Decima"

Fabio Rubini
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Non smette di far discutere l’uscita del generale Roberto Vannacci sulla Decima Mas. Ieri nel dibattito è intervenuto anche il presidente del Senato Ignazio La Russa, che ha spiegato: Non sono d’accordo sul fatto che Vannacci abbia tirato in ballo la Decima. Nessuno l’ha mai fatto prima. La Decima peraltro è stata costituita da uomini che tuttora nella memoria hanno la medaglia d’oro, quelli prima della repubblica sociale». Poi La Russa rivela che «Vannaci io non l’ho mai visto, lo rispetto come generale, ma come politico ho qualche dubbio, perché ha detto delle cose ovvie su cui sono d’accordo e delle altre su cui altrettanto ovviamente si è contrari». Poi, tornando sulle polemiche ha spiegato che i successori di quel corpo sono oggi i «Comsubin che nella sfilata del 2 giugno hanno sempre gridato “Decima” tranne quest’anno, forse per non confondersi con la campagna di Vannacci. L’unico effetto delle sue parole - chiude La Russa- è stato che non hanno potuto gridare “Decima”. Non mi pare un bel risultato».

Non sappiamo se la scelta di non fare il saluto alla “Decima” sia dovuto alle polemiche scatenate da Vannacci, quello che è certo è che anche nel 2023 il saluto in memoria dell’unità d’incursori aveva creato un vespaio, con tanto di richiami al “fascismo di ritorno” tanto care alla sinistra. Ad ogni modo Vannacci non si lasciato troppo impressionare e per tutta risposta ha postato un’immagine sui suoi social nella quale invita gli elettori a mettere una “Decima” sulla scheda e con le braccia fa il segno della “X” e la frase «Mai sopportati i bavagli». Vannacci, parlando adAffaritaliani.it, è tornato anche sull’altra polemica di questi giorni: quella scatenata dalle parole del leghista Claudio Borghi e indirizzate al presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Non commento le parole del presidente Mattarella, ma ritengo che abbiamo già ceduto troppa sovranità ad enti sovranazionali: ad esempio quella monetaria. Il ruolo del capo dello Stato è quello di garantire la Costituzione e l’unità nazionale- ha concluso il generale -. L’espressione di linee e pareri politici spetta al governo e al Parlamento democraticamente eletto e che rappresenta la sovranità del popolo».

 

 


Anche Claudio Borghi è tornato sull’argomento confermando quanto detto domenica: «La richiesta di dimissioni? C’era un “se” davanti. Io ho detto una banalità che straconfermo. Uno il giorno della festa della Repubblica, il giorno della consacrazione della sovranità italiana, ha detto che si consacra la sovranità europea. Si consacra, cioè, un pezzo di sovranità che abbiamo ceduto e abbiamo ceduto male, perché ovviamente se uno legge la Costituzione, misi dica dove si parla di cessione di sovranità. Da nessuna parte. Nell’articolo 11 si parla di limitazioni di sovranità, che è una cosa diversa». Borghi infine chiarisce che «non considero Mattarella un capo dell’opposizione». A gettare acqua sul fuoco ci ha pensato Matteo Salvini.
Il vicepremier e leader della Lega prima ha smentito la telefonata con la Meloni: «Sarà la 50ma telefonata inventata. Non ci siamo sentiti». Poi ha chiarito come «con il presidente della Repubblica non si è mai aperto nessun caso. Mattarella ha il rispetto mio e della Lega. Non c’è nessuna polemica con lui, che è il garante della Costituzione, che però prevede che la sovranità appartiene al popolo, non all’Ue». Un concetto ribadito in serata anche a Bari: «Io difendo l’interesse nazionale e la sovranità nazionale. Non cedo altri pezzi di sovranità italiana all’Unione Europea, perché faccio l’esempio della guerra: se noi dovessimo cedere all’Ue la sovranità in campo militare, avessimo la difesa unica europea, domani Macron, e i matti come lui, manderebbero i nostri figli al macello, a combattere e a morire in Ucraina, oppure usare le armi per bombardare e uccidere in Russia. Quindi teniamoci ben stretta la nostra Italia, la nostra sovranità nazionale, perché abbiamo già, per colpa di altri quasi sempre a sinistra, penso a Prodi, svenduto pezzi d’Italia nei decenni passati. Il presidente della Repubblica è il garante della Costituzione, che prevede che noi ripudiamo la guerra».

 

 

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