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Tarquinio, Pd in subbuglio per le posizioni anti-Nato dell'ex direttore di Avvenire

Elisa Calessi
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«Sono 30 anni che affermo che la Nato è superata, da quando non esiste più il Patto di Varsavia». Per nulla intimorito dalle polemiche sollevate dentro il partito che lo ospita, così come dalla dichiarazione della segreteria dem che ne aveva preso le distanze, specificando che il pensiero di Tarquinio sulla Nato non era quello del Pd, anche ieri l’ex direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, candidato nelle liste dem alle elezioni europee, ha confermato il suo pensiero: «Serve un nuovo patto tra Unione Europea e Stati Uniti d'America, politico e militare. L'Alleanza Atlantica,da strumento difensivo sta diventando offensivo. Lo scioglimento e la ricostruzione di un rapporto è un processo che non si fa in un giorno ma che va cominciato quanto prima. E l’escalation a cui stiamo assistendo conferma la natura ibrida e potenzialmente ingovernabile dell'Alleanza attuale».

A stopparlo è Dario Nardella, che si trova nella stessa circoscrizione di Tarquinio, quella del Centro Italia. «Il punto», ha detto il sindaco di Firenze, «non è sciogliere la Nato come è stato proposto in queste ore, obiettivo sbagliato e fuorviante, ma rafforzare la politica estera e l'iniziativa diplomatica europea per raggiungere un accordo di pace in Ucraina che non può passare da una resa unilaterale e incondizionata del popolo ucraino, aggredito dall'esercito di Putin». E dire che, mercoledì, Schlein, spinta dai malumori interni, era intervenuta per precisare che la linea di Tarquinio non era quella del Pd: «Non siamo i primi ad avere una tradizione importante di candidati indipendenti. Tarquinio ha espresso la sua opinione, ma la linea di politica estera del Pd la decide il Pd», aveva detto la segretaria dem a Tagadà, su La 7, commentando le parole di Tarquinio. Anche se, nel partito, non manca chi lo difende. Come Nicola Zingaretti, anche lui candidato nella Circoscrizione Centro: «È una denuncia forte di fronte al senso di impotenza che c’è, la richiesta di maggior protagonismo per la pace, che credo sia giusta».

 

Non la pensano, così, i riformisti.Giorgio Gori, candidato nel Nord Ovest, ha chiesto «un po’ più di rispetto della comunità politica di cui si è ospiti non guasterebbe». E a partecipare al caso era stato anche il leader di Azione, Carlo Calenda, che si rivolgeva così a Gori: «La domanda è perché il Pd lo ospita». L’uscita dell’ex direttore di Avvenire è un assist anche per i renziani: «Non so se è peggio Tarquinio che dice di voler sciogliere la Nato o Provenzano che dopo averlo messo in lista sottolinea che quella di Tarquinio non è la linea del Pd», scriveva su X Davide Faraone, capogruppo di Italia Viva alla Camera.
Tarquinio, però, non ha fatto alcun passo indietro. «Anche Macron», ha detto l’altro giorno, dopo che la segretaria dem aveva precisato che il pensiero del Pd non era quello dell’ex direttore di Avvenire, «nel 2019 sanciva che la Nato era cerebralmente morta.Adesso, se lo dice Marco Tarquinio, è uno scandalo». Il sospetto è che questa “divergenza” sia stata calcolata e accettata. Addirittura cercata. Nella speranza di arrivare a quegli elettori “pacifisti” che considerano il Pd troppo morbido.

 

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