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Giuseppe Conte, arriva il cinepanettone: spottone grillino al cinema

Corrado Ocone
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Christian De Sica e Massimo Boldi fanno scuola. Il Movimento Cinque Stelle ha infatti deciso di produrre, in vista delle elezioni dell’8 e 9 giugno, un cinepanettone formato elettorale per meglio diffondere il verbo “contiano” fra l’italica gente. Sì, perché un’altra assonanza, non ce ne vogliano a male i pentastellati, è proprio con il Cinema Luce, i notiziari che in epoca mussoliniana precedevano la proiezione dei film per propagandare il fascio -pensiero.

Qui a farla da padrone sembra essere proprio il Presidente del Movimento, già del Consiglio, Giuseppe Conte che, stando al lancio pubblicitario, ha concepito un vero e proprio format a partire dai discorsi portati in giro in piazze e teatri d’Italia e che ora affida alle sale cinematografiche del Paese (in verità non più piene come un tempo nemmeno quando a esibirvisi, via film, sono le star maggiori). D’altronde anche il titolo del format allude al presidente-monarca, con un gioco di parole in linea con lo stile dei cinepanettoni: L’Italia che Conta, sì proprio con la lettera maiuscola.

 

 

 

Sempre nel “lancio” promozionale, si legge che lo scopo principale sarà quello di mostrare ai poveri malcapitati, cioè agli spettatori, tutto «quello che non sta funzionando nel fantastico mondo di Giorgia Meloni: dal carovita ai tagli alla sanità, fino i rischi per l’ambiente e la nostra sicurezza, fra leader mondiali che ci portano alle soglie della Terza guerra Mondiale». Già ce l’immaginiamo il Movimento di nuovo al governo ad affrontare questi problemi con le sue ricette: redditi di cittadinanza e bonus a tutto spiano, finanza allegra, decrescita felice, appeasement con lo zar Putin e appoggio senza se e senza ma ai terroristi di Hamas. Ci sarà qualcuno che ricorderà a Conte e compagni che se l’economia non brilla è propria a causa delle scelte fatte a suo tempo dai suoi governi? Scelte che hanno aumentato a dismisura il debito pubblico e che, se non fossero state meritoriamente tamponate dal governo in carica, ci avrebbero portato dritti al default? Nel cinepanettone immaginiamo che queste domande di buon senso non ci saranno, opportunamente occultate, nascoste dentro lo sfavillio di luci, colori, battute volontarie e soprattutto involontarie.

Ma d’altronde, perché sottilizzare se ci troviamo di fronte a un bivio epocale, a una scelta finale: quella «tra chi vuole la transizione ecologica e chi vuole la transizione militare. Tra chi vuole fermare la guerra e chi sa solo inviare armi». In verità quella proposta dai grillini sarebbe una transizione sì, ma nel vuoto. Piuttosto che in un mondo sostenibile, con le loro ricette ci troveremmo a vivere in un mondo dominato dai tiranni.

 

 

 

Si potrebbero anche riempire i cittadini di bonus, ma ad essere spartita sarebbe la ricchezza non la miseria. Più che cittadini essi sarebbero uomini ridotti a pecore ubbidienti e senza libertà. L’Italia conterebbe forse, ma come il due di briscole. Vaso di coccio in mezzo alle potenze di ferro di un mondo sempre più complicato e difficile. Queste considerazioni sono tanto semplici che le farebbero persino i protagonisti, a loro modo serissimi, dei cinepanettoni. Che poi il Pd formato Elly Schlein non faccia ragionamenti tanto differenti e che abbia perso ogni credibilità anche a livello internazionale, questo è un altro discorso, nonché una spia della crisi di infantilismo della sinistra italiana. Su queste rovine, la Meloni e la destra governeranno ancora per anni.

 

 

 

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