Papa Francesco, la sinistra si sente tradita dal pontefice populista
Come nacque e come morì l’amore della sinistra per Bergoglio. Si potrebbe intitolare così un pamphlet che ripercorresse tutti i giudizi dati sul pontificato di Papa Francesco dai giornaloni e dagli esponenti di punta del progressismo italiano dal momento del suo insediamento (nel marzo 2013) ad oggi. Che fosse un amore interessato, e quindi ipocrita, molti di noi lo avevano intuito. Ma che, in così poco tempo, si potesse passare dagli entusiasmi incontenibili al ripudio generalizzato si stenta non poco a crederlo.
Eppure, bastava leggere i giornali o ascoltare i commenti di ieri alle frasi colorite pronunciate dal Pontefice in una riunione coi vescovi per rendersi conto della repentina svolta.
Se ci fosse la legge Zan il pontefice sarebbe incriminato
Per i “compagni” la realtà è bianca o nera, senza mediazioni. Ed anche la Chiesa, con la sua bimillenaria storia e con la sua dottrina, non dovrebbe far altro che schierarsi dalla autoproclamatasi “parte giusta”. In verità, il Papa, in tutti questi anni, ha continuato ad esser sé stesso, a infischiarsene delle letture politiche del suo messaggio, a portare la sua particolare sensibilità e le sue idee nel consesso ecclesiastico. Sensibilità ed idee che erano indubbiamente una novità e che esigevano di essere prima studiate e capite e solo poi, eventualmente, criticate.
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"Non voleva offendere, chiede scusa". "Troppa frociaggine?": Papa Francesco rompe il silenzio