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Votare Pd? Un suicidio politico: ecco il loro programma

Elly Schlein

Salvatore Dama
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Il programma del Pd, 49 pagine, quindicimila parole, centomila caratteri (spazi compresi). Ma che davvero tocca leggerselo tutto? La prima tentazione è quella di chiedere all’intelligenza artificiale di fare una sintesi. Ma anche il cervellone digitale si sottrae. Non è un pregiudizio ideologico. È proprio pigrizia. Manco l’AI vuole accollarsi lo sproloquio piddino. Il testo è troppo lungo, è la ribellione della macchina, spicciatela tu. Allora, prima di approcciare l’esercizio novecentesco della lettura, facciamo un altro paio di tentativi con l’encefalo virtuale. Che, stavolta pietoso, ci genera perlomeno la lista delle parole più frequenti. Eccole: 91 volte “Europa” (scontato), 51 “diritti” (regolare), 50 “sociale” (banale), 37 “pace” (ma va?), 31 “lavoro” (ok), 18 “crisi” (onesto) e solo 9 volte “donne” (ahia). C’è pure spazio per Giorgia Meloni, citata due volte. A conferma di una ossessione quasi patologica, trattandosi di un programma destinato a chi deve essere eletto al Parlamento europeo.

SOCIALE E SOSTENIBILE - Infine, ecco il programma. Divisoin cinque parti piùl’introduzione. Capitoli: Europa “sociale”, “sostenibile”, “democratica”, eppoi “Le riforme” e “Il progetto di pace”. L’occhio cade subito su pagina 15: il paragrafo “L’Europa femminista”. Lotta dura al “modello patriarcale” del “potere e della società” che “nega la libertà delle donne e delle ragazze sulla loro vita e sui loro corpi”. Altro passaggio: «Vogliamo un’Europa dove i prodotti per il ciclo mestruale e i contraccettivi siano liberamente disponibili», cioè Tampax e preservativi gratis.

 

 

Pagina 20, sulla politica energetica: «Chi inquina, paga». Cioè più tasse per le aziende che nella produzione emettono più CO2.

Pagina 22, sulla transizione nell’automotive.Vafatta e subito: «La destra ha fatto muro, cercando di bloccare o rallentare, ha chiesto più tempo per terminare la produzione dei motori a benzina e diesel. Ma di tempo, purtroppo, non ne abbiamo più». La catastrofe è vicina: «Chi nega i cambiamenti (climatici) finirà per subirli e farli subire ai più fragili».

Pagina 25, il diritto all’eleganza green: «Alcune delle azioni che crediamo importante intraprendere, inoltre, riguardano il bando europeo degli allevamenti per la produzione e il commercio di pellicce animali». Meno pelo per tutti. Pagina 31, l’immigrazione e «il valore delle diaspore». Che «costituiscono un capitale di relazioni umane prezioso per la costruzione di reti tra le comunità di residenza e quelle di origine, un ponte tra l’Europa e il mondo». Pagina 39, una nuova tassa «sulle transazioni finanziarie». Pagina 43, una difesa comune europea, ma senza aumentare le spese militari: «Vogliamo costruire una difesa comune integrata per l’Europa, che garantisca sicurezza e libertà alle proprie cittadine e ai propri cittadini». Sì, ma senza metterci soldi: «Vogliamo una politica industriale comune per la difesa che eviti una escalation incontrollata delle spese militari nazionali, per superare la frammentazione, per ottimizzare le spese in modo coordinato e più efficace».

 

 

Pagina 45: sostegno all’Ucraina sì, ma proviamo a farela pace conla Russia.Come, non si sa. «Vogliamo un’Europa che continui a sostenere la resistenza del popolo ucraino di fronte all’aggressione russa e che al contempo metta in campo ogni sforzo diplomatico e politico volto a creare le condizioni perfar cessareil conflittoe costruire una pace giusta, sicura e sostenibile«. Un’Europa che stia al fianco dell’Ucraina «nella sua legittima lotta per liberarsi dagli orrori della guerra seguita alla brutale invasione subita dalla Russia di Putin». Un’Europa, insomma, che «non si divida sul supporto economico, militare e diplomatico al popolo ucraino e che si renda protagonista di un piano futuro di ricostruzione e di pace».

QUESTIONE PALESTINESE - Pagina 46: la guerra tra Israele e Hamas, la critica dell’azione israeliana a Gaza, che non viene definita “genocidio”ma “punizione collettiva”, la condanna dell’attacco terroristico del 7 Ottobre. Un capolavoro di equilibrismo: «L’Europa che vogliamo non può accettare che la reazione israeliana al terrorismo di Hamas si trasformi in una punizione collettiva del popolo palestinese». Separare Hamas dai palestinesi è «un imperativo, e un dovere della comunità internazionale che, dopo anni di colpevole abbandono, deve tornare a farsi carico della questione palestinese». A tal fine, «rinnoviamo l’impegno per il riconoscimento europeo di uno Stato della Palestina, tappa obbligatoria per dare dignità a un popolo e coinvolgerlo nel processo di pace». Pagina 49: alle elezioni europee del 8-9 giugno «vota Pd». Tu che sei convinto. Perché loro non tanto.

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