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Susanna Ceccardi aggredita all'università: prima gli insulti, poi rischia le botte
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È ufficiale: ormai siamo a un punto di non ritorno in tema di Gaza-deliri. L’escalation di violenze (fisiche e verbali), firmate dal terribile combinato disposto centri sociali-propal, avrà mai fine? Chissà.
Dopo il blitz degli antagonisti davanti all’università di Torino contro l’europarlamentare leghista Silvia Sardone, ecco il bis - ieri a Prato - ai danni della collega di partito (a Bruxelles) Susanna Ceccardi. Nella città toscana, tra le file dei contestatori, sono spuntati cartelli del tipo “Gesù trans morto per la nostra libertà” e “Scuole chiuse per il Ramadan, non per Natale”. L’odio per le nostre radici e la nostra cultura da parte dell’antifascismo militante tutto proteste e okkupazioni, ormai, non ha più confini. «Quando ho visto i contestatori, li ho avvicinati per cercare un confronto e comprendere il loro punto di vista. Purtroppo sono stata subissata di insulti e un manifestante avrebbe voluto aggredirmi fisicamente. Volevo sapere se secondo loro l’Islam è così inclusivo nei confronti delle comunità Lgbtq+ e se garantisce ai cittadini la stessa libertà di pensiero e manifestazione che abbiamo in Italia e in Occidente», ha spiegato la Ceccardi.
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A Milano, invece, Giovani Palestinesi e collettivi studenteschi hanno sfilato a braccetto per la 32esima volta (trentadue cortei, e poi parlano di repressione del governo...) nel quartiere multietnico di via Padova. E se la sono presa con un ristorante McDonald’s. La colpa della catena americana? «Fornire migliaia di pasti ai soldati israeliani e aprire ristoranti nei territori occupati in Cisgiordania», hanno arringato la folla i manifestanti. E ancora: «Dobbiamo distruggere l’economia israeliana, tutto dipende da noi».
Ma la notizia più tragicomica della giornata milanese è arrivata dall’università Bicocca, dove la ragazza in sciopero della fame per ottenere un incontro con la rettrice si è sentita male e sono dovuti intervenire i soccorritori del 118 con un’ambulanza ad hoc per lei. Alla Statale, invece, il clima resta bollente soprattutto in vista del Senato Accademico straordinario convocato per domani: si voterà se rescindere o meno l’accordo con l’università israeliana Reichman. I tendifadini, manco a dirlo, saranno in presidio.
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Intanto, il ministro all’Università, Anna Maria Bernini, ha mandato un messaggio ai rettori: «Ricordiamoci che gli studenti hanno il diritto allo studio, che non significa solo borse e housing, ma anche il poter usare le università per gli scopi a cui sono destinate. Siamo rispettosi delle proteste purché queste non trascinino nella violenza: non possiamo trasformarle in luoghi occupati o, soprattutto, in moschee improprie. Nelle università non si può fare quello che si vuole».
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Un santuario alpino sospeso nel tempo e nello spazio
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