Giovanni Toti interrogato, la memoria ai pm: "Agito nell'interesse pubblico"

giovedì 23 maggio 2024
Giovanni Toti interrogato, la memoria ai pm: "Agito nell'interesse pubblico"
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Il grande giorno è arrivato e si è chiuso. Quasi nove ore di interrogatorio e 180 domande da parte della procura. La giornata della verità di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, ai domiciliari con l’accusa di corruzione dallo scorso 7 maggio, è scandita da questi numeri. L’interrogatorio fiume, richiesto dallo stesso governatore dopo aver scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere davanti al gip lo scorso 10 maggio, si è svolto nella caserma della Guardia di Finanza nel porto di Genova.

Toti ha risposto a tutte le domande e ha consegnato ai pm Federico Manotti e Luca Monteverde, oltre che all’aggiunto Vittorio Ranieri Miniati, una memoria di 17 pagine per "spiegare le linee politiche e morali che, da quanto ho assunto l’onore di guidare Regione Liguria, hanno sempre informato l’attività perseguita dalla Giunta regionale nella unica prospettiva di servire il bene e l’interesse comune dei cittadini liguri e delle loro istituzioni: ogni euro incassato è stato destinato alla politica", con tutte le spese tracciabili in ogni momento, ha scritto il governatore.

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Una memoria in cui ribadisce "la ferma volontà di collaborare, con trasparenza ed onestà, alla ricostruzione della Verità nel supremo interesse della Giustizia, per restituire alla mia figura di uomo e di servitore dello Stato la Dignità che ho costantemente cercato di preservare".L’interrogatorio si è svolto negli uffici del Reparto operativo navale, il Roan della Guardia di finanza a Molo Giano. Le domande che i pm gli hanno rivolto, hanno riguardato i capi di imputazione contestati al momento dell’arresto: il presunto voto di scambio e la corruzione. Toti ha spiegato che le sue azioni "(anche quelle contestate) sono state ispirate, certamente dalla giusta attenzione verso le imprese operanti sul territorio, ma nell’unica prospettiva della tutela dell’interesse collettivo e del suo progresso", che "ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica: nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati" e che non si è "mai sentito debitore nei confronti di chi aveva contribuito alla mia iniziativa politica". Ora il governatore è intenzionato a chiedere al gip la revoca della misura cautelare dei domiciliari.

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