Maurizio Gasparri: "Generale Mori senatore a vita", insorge la sinistra
Caos in aula durante la discussione sul premierato, la riforma al governo che prevede, tra le altre cose, l'abolizione della nomina dei senatori a vita. "È una vergogna che nel giorno in cui commemoriamo la strage mafiosa di Capaci nell'Aula del Senato si possa avanzare, dai banchi della maggioranza, la proposta provocatoria di nominare il Generale Mori senatore a vita, di nuovo indagato per le stragi del 1993", a dirlo in aula la senatrice del Pd Enza Rando. Che poi ha aggiunto: "I processi si fanno nei tribunali, non in Parlamento. Se fossero ancora vivi, avrebbero invece meritato questo onore Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, servitori dello Stato fino all'ultimo istante della loro vita".
A lanciare la proposta è stato Maurizio Gasparri di Forza Italia: "Sui senatori a vita mi avrebbe fatto piacere confrontarmi col senatore Piano, che ho visto un paio di volte in quest'Aula, anche in occasioni molto politiche. Ricordo che venne a votare la decadenza di Berlusconi. Quanto all'elenco di senatori a vita che è stato letto in Aula, ho fatto una riflessione: l'area politico-culturale che ha governato questo paese per una decina d'anni non trova nessuna personalità che sia stata nominata senatore a vita. Io spererei che i senatori a vita rimanessero così, forse un intellettuale, un politico dell'area di centrodestra potrebbe diventare senatore a vita. Avrei proposto di nominare il generale Mori e ho letto che hanno promosso una raccolta di firme proprio per farlo senatore a vita. Firmerò, visto che a oggi i senatori a vita ci sono ancora. Lui è una vittima della malagiustizia italiana".
Polemica da parte del Movimento 5 Stelle. "Il senatore Gasparri lamenta il fatto che il centrodestra non ha nessuna personalità culturale di riferimento che sia stata nominata senatore a vita? Si facciano delle domande! - ha detto in aula la senatrice Alessandra Maiorino -. L'unico nome che ricorre nei loro convegni culturali è quello dell'estremista ultra-nazionalista Aleksandr Dugin, ideologo russo. Forse possono aprire a nazionalità straniere per avere qualcuno da cui si sentono rappresentati".