Atreju, Alberto Di Benedetto e i meme: "Ma quale odio? Respingiamo le accuse della sinistra"
Dalle parti di via della Scrofa (ma non dove pensate voi, cioè non nella sede di Fratelli d’Italia) c’è il quartier generale di quei pericolosissimi ragazzacci che da settimane sono al centro dell’attenzione per i manifesti irriverenti che tanto stanno facendo inc…e politici e intellettuali non di destra. Stiamo parlando di una campagna social che proprio ieri il senatore dem, Francesco Verducci, ha definito «una vergognosa lista di proscrizione contro le voci libere del Paese» e contro cui si è espresso pure Fabio Fazio, tuonando dalle pagine di Repubblica, che «non è tranquillizzante» essere additati come avversari, magari con la propria faccia sul cartellone che fa il giro dei social. E giù quasi a fare la vittima.
Sui giornali mainstream c’è chi ha parlato di “Bestia” di Giorgia Meloni, pronta ad azzannare chi osa criticare la presidente del Consiglio, chi ha usato il solito termine caro a sinistra delle “squadracce” della premier, chi come l’Usigrai ha organizzato manifestazioni per la libertà di stampa sentenziando, allo stesso tempo, che quei manifesti rappresentano un’offesa e non dovrebbero più circolare, chi invece ha capito che questa campagna social non morde e non uccide nessuno: casomai è un pizzicotto che risveglia dal piattume del dibattito più noioso e usato di sempre, quello sul fascismo e sull’antifascismo.
Nel dubbio, comunque, abbiamo deciso di chiedere a uno di questi “ragazzacci” autori dei contestati manifesti social: Alberto Di Benedetto, giovanissimo capo della comunicazione social di Fratelli d’Italia che lavora insieme ad Andrea Moi, responsabile comunicazione del partito.
Fateci capire, voi vi riunite in una stanza e dite: “oggi chi sfottiamo sul manifesto”?
«Ma no! Noi non ci riuniamo in chissà quale stanza segreta, non lavoriamo così. Siamo semplicemente una squadra affiatata. Io e Marina curiamo i contenuti e siamo supportati da un’altra social media, dei grafici e videomaker: seguiamo il flusso delle notizie e il dibattito politico. Creiamo contenuti social, ma non abbiamo questo intento così bellicoso come quello che descrivono».
Però non è neanche satira, la vostra: non siete comici, ma creativi. Giusto?
«La nostra è comunicazione politica. Io vengo da Palermo, ho studiato Scienze Politiche all’università e ho fatto un master al Sole 24 Ore, poi da 5 anni mi occupo di comunicazione social del partito, non ho mai pensato di fare il comico o di fare satira. E mi stupisce tutta questa discussione sui nostri manifesti, che saranno irriverenti ma non offendono mai la persona, quanto la politica, mentre se guardiamo alle vignette come quelle, ad esempio, del Fatto quotidiano, allora sì che offendono, però è satira e allora nessuno dice niente perché ci sono due pesi e due misure. Se l’ironia viene da sinistra, allora è libertà, se viene da destra siamo pericolosi e istighiamo alla violenza…».
E allora come funziona? Il partito vi dà delle indicazioni?
«Ma niente, tutto è basato sulla spontaneità e ci dovete credere se dico questo, perché quando si fa comunicazione social tutto nasce da ciò che vedi sui social e fa scattare un’idea, non esiste un libro sul quale studiare o con le istruzioni. È la percezione social di capire che argomenti trattare. Il bello di questo lavoro è che non c’è nulla di automatico, le idee ci vengono grazie alla passione politica e alla creatività».
Passione per una parte politica.
«Bé, sì. Noi sosteniamo Giorgia Meloni. Infatti il messaggio finale è “vota Giorgia”».
Questo si era capito. Il problema è che spesso associate al messaggio la faccia di un “avversario”. Per questo vi criticano.
«Siamo in campagna elettorale ed è normale che il dibattito sia molto polarizzato…».
Avete fatto perfino il manifesto per sfottere gli asterischi in occasione della Giornata contro l’Omotransfobia. Siete così politicamente scorretti?
«Quello è andato benissimo, ha avuto un sacco di like e non credo sia attaccabile, non era offensivo in alcun modo, ma era di Atreju, non di Fratelli d’Italia».
Ma non siete sempre voi gli autori?
«Non proprio. C’è differenza tra i contenuti social di Fdi e quelli di Atreju».
E quale sarebbe?
«Ad esempio le social card che hanno fatto arrabbiare di più la sinistra sono di Atreju, non c’è dubbio».
Quindi il social media manager di Atreju sarebbe un po’ il “braccio armato” di Fdi?
«Ma no, ma che braccio armato. I giovani di Atreju hanno sempre fatto battute e scherzi, anche all’interno dello stesso partito. Poi Fazio, Scurati, ci sono rimasti male, ma la frase recita: “Anche se lui ci rimane male, tu vota Giorgia”. Cosa c’è di offensivo in questo?».
Su Fassino e la storia del profumo, però, avete esagerato…
«No, non credo. C’erano meme ovunque, dai».
Il vostro è un linguaggio d’odio, dice la sinistra.
«Respingiamo questa narrazione. Noi non siamo cattivi, non abbiamo mai attaccato la persona, ma la linea politica. Faccio un esempio: abbiamo attaccato Elly Schlein che parlava di TeleMeloni, non la Schlein in quanto persona. E poi ho sentito che Lucia Annunziata ha detto che l’abbiamo presa in giro per il suo aspetto, ma non è assolutamente vero. Il nostro obiettivo è smentire ciò che dicono gli avversari politici, ma sui profili social di Fdi non ci sarà mai un attacco fisico o diretto alla persona, non è nel nostro stile».
Però su Conte e i Cinquestelle non siete così cattivi. Perché
«Come Fdi l’abbiamo sfottuto sul Superbonus, mentre di Atreju non ho visto molto, forse deve ancora venire l’idea giusta…».
Dite che siete molto uniti tra voi e avete la stessa “percezione” su come organizzare la comunicazione politica, ma prendereste mai un social media manager che arriva da un altro partito, magari di sinistra?
«Tra noi ci capiamo al volo, ormai c’è sintonia e riusciamo a realizzare i contenuti che vogliamo, ma questo è un lavoro anche molto tecnico e non abbiamo chiusure di fronte a social media manager che lo sappiano fare bene».
In futuro farete autoironia, con i vostri manifesti, anche su esponenti del centrodestra, magari sugli alleati?
«Sinceramente, c’è così tanta materia nel campo della sinistra che per ora non ne sentiamo la necessità…».