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Salone del libro, ecco i "versetti savianici": prima tirata contro Giorgia Meloni

Luca Beatrice
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Le vittime si attraggono tra loro ben più dei colpevoli con quell’umana solidarietà di chi sa di subire. È indubbio che Salman Rushdie e Roberto Saviano si piacciano, l’inglese lo chiama per nome come si fa con i vecchi amici e all’ultima domanda di una conferenza altrimenti tranquilla e persino un po’ noiosa, rispondendo a un giornalista de La Stampa che gli chiede come si colloca rispetto a ciò che disse cia che ha pesato sudi lui, ha vissuto bene, si è sposato cinque volte, ha viaggiato molto sempre circondato da ingenti misure di sicurezza che però non sono servite il 12 agosto di due anni fa quando è stato raggiunto dalle coltellate di un pazzo fanatico che non aveva mai letto un suo libro. Saviano invece le minacce le ha solo ricevute e per questo ha usufruito della scorta. Tutto ciò gli è servito per costruirsi una mitologia personalistica grazie al successo di Gomorra, pubblicato diciotto anni fa e spremuto come un limone tra film, serie, programmi televisivi, reading teatrali.

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