Cerca
Logo
Cerca
+

Giorgia Meloni aggancia Macron, boom in Europa: la simulazione del prossimo Parlamento

Fausto Carioti
  • a
  • a
  • a

A poco più di un mese dal voto che deciderà la composizione del prossimo parlamento Ue, alcuni verdetti sono già sicuri. È certa la vittoria del Partito popolare europeo (Ppe), cui appartiene Forza Italia. Spetterà dunque a questa sigla di centrodestra, come prevede la prassi, indicare il nome del prossimo presidente della Commissione. Non ci sono dubbi nemmeno sul secondo posto dei Socialisti, la famiglia europea del Pd. Le certezze, però, finiscono qui.

I sondaggi sono concordi nel prevedere un forte spostamento a destra degli elettori europei, ma resta da vedere la sua entità e quali saranno i partiti più premiati. Molto dipenderà anche dal risultato del testa a testa tra Giorgia Meloni ed Emmanuel Macron. Perché all’interno della grande gara europea si gioca una sfida a parte tra la premier italiana e il presidente francese. I partiti che fanno capo ai due leader – i Conservatori dell’Ecr, guidati dalla stessa Meloni, e i Liberal di Renew Europe, invenzione di Macron – sono infatti appaiati, ambedue accreditati di 86 eletti dalla simulazione più attendibile, quella di Europe Elects, pubblicata ieri. Per Meloni e i suoi alleati europei, che sinora hanno inseguito, è una buona notizia.
Il voto degli italiani sarà decisivo.

Quattro europarlamentari di Renew Europe, secondo la simulazione, dovrebbero essere eletti nelle liste di Italia Viva e +Europa, che oggi la media dei sondaggi colloca al 4,6%, poco al di sopra della soglia di sbarramento fissata al 4%. Sotto alla quale, invece, annaspa Azione, fotografata al 3,8%. Se renziani e radicali perdessero pochi decimali, quindi, la rappresentanza liberal italiana nell’assemblea Ue sarebbe cancellata; raddoppierebbe, viceversa, se anche Carlo Calenda e i suoi riuscissero a passare l’asticella.

 

 

L’INCOGNITA DEI SOVRANISTI - Nell’emiciclo attuale, che riflette i rapporti di forza di cinque anni fa, l’Ecr conta 68 seggi ed è il quinto gruppo dell’aula (quarti sono i Verdi), mentre i macroniani sono terzi con 102 eurodeputati. Il sorpasso dei Conservatori, col contributo importante dei 23 che si prevede siano eletti sotto le insegne di Fdi, segnerebbe dunque una svolta nella politica europea. Tenerli fuori dalla maggioranza sarebbe politicamente arduo, anche perché le porte sono state chiuse già prima del voto all’altra grande famiglia di destra, quella dei sovranisti di Identità e democrazia (Id), cui appartiene la Lega.

Id, però, non è distante: la proiezione di Europe Elects le assegna 84 seggi nella prossima eurocamera, con un gran salto in avanti rispetto ai 58 attuali. Pure i Sovranisti, insomma, sono in corsa per la terza posizione, e se la spuntassero loro, o se i macroniani arrivassero dopo le due famiglie di destra, a Bruxelles se ne vedrebbero delle belle. Tra gli elettori, peraltro, il sorpasso c’è già stato: dietro ai Popolari, cui i sondaggi assegnano il 22,9% dei voti degli europei, e ai Socialisti, col 18,3%, ci sono i Conservatori con l’11,8% e i Sovranisti con l’11,2%; solo quinti quelli di Renew Europe, col 9,9%.

Nel dettaglio, il Ppe, trainato come sempre dai Cristiano-democratici tedeschi, è accreditato di 183 eletti, 8 dei quali dovrebbero essere italiani. Questo renderebbe teoricamente possibile la creazione di una maggioranza di centro-destra. Le famiglie europee di Tajani, Meloni e Salvini, infatti, valgono insieme 353 eurodeputati, che con l’aggiunta dei 12 attribuiti all’ungherese Viktor Orbán (oggi fuori da ogni gruppo, ma promesso sposo ai Conservatori dopo le elezioni) arriverebbero a quota 365, dunque un po’ oltre la metà dei 720 membri della prossima assemblea.

 

 

CINQUE ANNI DOPO - Si tratta, però, di un’ipotesi irrealizzabile, e non solo per l’esiguità dei numeri. I primi a non volerla sono i Popolari, i quali hanno già detto più volte di preferire la compagnia di Renew Europe e dei Socialisti (alla guida, rispettivamente, di cinque e quattro governi europei) a quella di Marine Le Pen e dei tedeschi di Alternative für Deutschland, pure loro membri di Identità e democrazia ed accusati di simpatie neonaziste.

Tutto fa credere, quindi, che Ppe, Socialisti e Renew Europe saranno dentro la maggioranza europea anche nella prossima legislatura. Potrebbero fare a meno di altri: la proiezione assegna loro 409 seggi, sufficienti per “controllare” il parlamento. Ma significherebbe rifiutarsi di prendere atto che l’Europa in questi cinque anni si è spostata a destra, di molto.

Rispetto al 2019, quando gli europarlamentari erano 31 in più di quelli che si conteranno nella prossima assemblea (in mezzo c’è stata la Brexit, con la conseguente fuoriuscita degli eletti del Regno Unito), si prevede che aumentino i seggi dei Conservatori (+24) e dei Sovranisti (+11), e che ne perdano i Socialisti (-14), Renew Europe (-22) e i Verdi (-26). E se i risultati fossero questi, lasciare fuori dalla stanza dei bottoni ambedue le famiglie di destra sarebbe non solo uno schiaffo agli elettori, ma anche il modo migliore per rendere più fragili le istituzioni europee.

Dai blog