Pd, le voci sullo "spacchettamento": la scissione che cancellerà la Schlein
Il Pd è sempre più diviso al suo interno, da partito di centrosinistra è diventato forza di sinistra e così, osserva Francesco Verderami su Il Corriere della Sera le sue due anime - quella popolare e quella post comunista - "vivono sempre più da separati in casa". E il Pd è diventato il "grande equivoco".
Tra una settimana ci sarà la presentazione a Roma dell’ultimo libro di Goffredo Bettini alla quale parteciperanno Giuseppe Conte e Francesco Rutelli, "che sono la proiezione dell’idea politica a cui tende e non da oggi l’autore di Attraversamenti. E cioè un ritorno al centrosinistra col trattino, dove ogni area ha un profilo e un ruolo definito nell’alleanza", si legge nell'articolo. Un evento culturale che in realtà sarebbe una "operazione politica". Perché il tema esiste, "parte da un’analisi condivisa sulle difficoltà del Pd e più in generale delle opposizioni che 'impediscono la costruzione di un’alternativa, bloccando il sistema'. Perciò la mossa di Giorgia Meloni di scegliersi Schlein come avversaria sarebbe 'il tentativo di perpetuare l’equivoco'".
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Secondo Romano Prodi è "prioritario preservare il Pd, con la sua vocazione maggioritaria e il suo ruolo di forza perno della coalizione avversaria del centrodestra. Anche le componenti di sinistra del partito si preparano a premere sulla segretaria per evitare che si arrivi a una frattura con l’area riformista. C’è il timore dello 'spacchettamento' del Pd. Per chi vuole impedirlo c’è però un ostacolo. Che un esponente dem di prima fila spiega citando le liste presentate alle Europee: 'Se vengono candidati pacifisti e atlantisti, filo-industriali e filo-sindacali, o c’è la capacità di fare sintesi politica o è molto difficile gestire la coesistenza'".
Gli strappi sono una costante. L'ultimo è sul Jobs act. Lorenzo Guerini ha chiesto a Schlein di "non sostenere" il referendum contro il jobs act. "E cosa accadrebbe se a Strasburgo futuri europarlamentari dem dovessero votare contro gli aiuti all’Ucraina?", si chiede Verderami.
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"Certi strappi non possono essere ricuciti solo grazie a un buon risultato elettorale il 9 giugno. Perché le previsioni, se confermate dalle urne, porrebbero per qualche tempo la segretaria al riparo da ogni tipo di attacco. Ma il problema resta e l’operazione del centrosinistra con il trattino è una minaccia per la leader dem, come per Matteo Renzi e Carlo Calenda, definiti 'un ostacolo' sulla strada di un nuovo centro alleato della sinistra".
Da sottolineare che a livello locale c'è una diaspora dell'area popolare verso il centrodestra. Ma Dario Franceschini minimizza: "Quando alle Europee risulterà chiaro che le forze di opposizione avranno numeri superiori a quelli della maggioranza, si capirà che per battere le destre alle Politiche dovremo unirci". Come, non è chiaro.