Gianfranco Fini attacca le toghe dopo la condanna: "Sentenza illogica, quale sarebbe la mia colpa?"
"È stato un processo paradossale con una sentenza illogica": così l'ex presidente della Camera Gianfranco Fini ha commentato la condanna in primo grado a 2 anni e 8 mesi di carcere per aver autorizzato la vendita di "quella maledetta casa a Montecarlo". Fini, però, intervistato dal Corriere della Sera, ha anche sottolineato che "non c’è stato accanimento. Sono stato assolto per tutti i casi di accusa che implicavano il reato di riciclaggio".
Il processo l'ha definito "paradossale perché è durato 10 anni tra il primo avviso di garanzia e questa sentenza, e nel frattempo dal giudizio è uscito per prescrizione l’imprenditore Corallo, che diede a Giancarlo Tulliani i soldi per comprare l’appartamento. E ne è uscito il suo factotum, Laboccetta, che non ha ripetuto in aula le sue dichiarazioni contro di me". La sentenza, invece, sarebbe "illogica" a suo dire perché "sono stato assolto da tutti i reati collegati agli effetti di quella vendita. Per tutti i fatti che la Procura mi addebitava, è stato deciso che o non costituissero reato, o non li avevo commessi. Quindi quale sarebbe la mia colpa? Non aver previsto nel 2008 quello che sarebbe poi successo nel 2015?".
L'ex presidente della Camera ha poi ribadito di non aver mai saputo nulla nonostante i fatti riguardassero la compagna, il cognato e il suocero: "Non sapevo. Non esiste una prova, una dichiarazione, un fatto che testimoni l’opposto. Se ci fosse stata, la condanna doveva essere per tutti i capi di imputazione. Ma non c’è nulla. C’è anche la dichiarazione di Elisabetta Tulliani che lo attesta, oltre a quella dello stesso fratello Giancarlo, pur latitante. Attendo le motivazioni. E naturalmente conto che in appello arrivi quell’assoluzione piena che già c’era stata quando in un primo procedimento sugli stessi fatti venni prosciolto".
Parlando del processo e della sua decisione di lasciare la politica, invece, Fini ha rivelato: "Mi dava intima sofferenza chi magari mi accusava conoscendomi — Storace lo fece, ora siamo tornati amici — e chi ha cavalcato la tigre della delegittimazione, e lo hanno fatto soprattutto in ambienti di destra. Poi io ho votato convintamente Meloni, e convintamente ho deciso di lasciare la politica attiva". Infine, su Silvio Berlusconi: "Non ci siamo più né visti né sentiti. Ma quando è morto, ho scritto quello che pensavo, al di là dei rapporti personali: era un uomo di grande umanità. Le nostre madri si spensero nello stesso periodo: mi fu molto vicino".